Nell’ultimo periodo abbiamo assistito sui social e sui giornali a una fitta campagna chiamata L’Ultimo Concerto? lo scopo è quello di sensibilizzare sulla situazione della musica dal vivo in Italia.
Non è un argomento degli ultimi giorni, già dalla primavera scorsa vi abbiamo parlato di alcune mobilitazioni degli addetti ai lavori, interviste ad associazioni che si occupano di locali non solo di musica live, o della partecipatissima manifestazione dei Bauli in Piazza.
Il 28 gennaio 2021 è iniziata una campagna di KeepOn Live, Arci e Assomusica, in collaborazione con Live Dma che ha lo scopo di rendere visibile la situazione che i locali di musica dal vivo stanno passando. Radio Città Fujiko ha dedicato molti spazi a questa iniziativa.
L’iniziativa è partita all’improvviso. Decine di locali – al momento circa 120 live club hanno aderito – hanno pubblicato foto con un enorme punto di domanda di fronte alle porte chiuse e appunto la frase L’Ultimo Concerto? A fianco la data di apertura e il 2021 come ipotetica, speriamo di no, data di chiusura.
Questa semplice domanda ha riaperto nelle persone la nostalgia per l’assenza di musica dal vivo, ciascuno ha ricordato le ultime note sentite sotto ad un palco.
L’intento della campagna è diventato via via più chiaro e la domanda che tuttə ci siamo postə è stata: e se l’ultimo concerto che ho visto fosse proprio il mio ultimo concerto?
La questione è molto più seria di quanto può apparire considerando che i locali che offrono musica dal vivo hanno visto sparire il loro fatturato quasi completamente. Cionostante, come ci hanno raccontato i ragazzi del Binario69, locale amatissimo a Bologna, le spese fisse e l’affitto continuano. Loro han potuto “godere” di un affitto calmierato ma per molti altri non è stato così.
C’è chi ha provato a ricorrere al crowdfunding, agli eventi in streaming ma molti hanno dichiarato da tempo il fallimento. Quando ci immaginiamo un locale dal vivo spesso ci dimentivhiamo di tutto ciò che gira intorno ad un evento.
Ciò che gravita attorno ad un evento dal vivo è una grossa rete di persone, di professionalità, di vite, che in questo momento si ritrova nella mer*a.
Ma cosa chiedono queste realtà abbandonate dal dibattito pubblico? «Innanzitutto chiediamo un supporto concreto che possa aiutare i locali live a sopravvivere; in secondo luogo, un riconoscimento giuridico dei nostri locali, che dovranno essere equiparati a teatri e cinema» che comunque al momento non se la passano meglio. «È chiaro il ruolo culturale e sociale di molti club: presidi culturali e riferimenti per il territorio, oltre che palestra professionale per tutti i lavoratori dello spettacolo».