L’ultima casa accogliente è il nuovo album degli Zen Circus. Ennesima riprova che la band pisana ha una marcia un più.
Sono vent’anni; vent’anni sono tanti se ci pensate, ad un ritmo incessante di live, dischi, altri live, canzoni che arrivano sempre, immancabilmente, alla bocca dello stomaco. Eppure gli Zen Circus ce la fanno, sempre. Anche con l’ultima casa accogliente.
Ogni volta che arriva il nuovo album di – inserire gruppo che suona da tempo – ho sempre un brivido al primo ascolto. Le aspettative sono alte, e quando è così il rischio di essere delusi si amplifica. Ci si chiede “ma ci saranno riusciti? Ancora? Ma non è che adesso risentiamo un remix vestito bene delle ultime canzoni?”. Eppure ci sono gruppi sui quali questi dubbi sai di farteli per scrupolo, quasi per scaramanzia.
L’ultima casa accogliente è uscito il 13 novembre. Gli Zen Circus ormai hanno prodotto dieci album, un ep, una raccolta, un libro. Un libro, quella cosa che quando lo fa un artista ti viene un po’ da arricciare il naso. No, loro hanno fatto un’antibiografia. Sono stati fighi anche in questo. E dire che con il fuoco in una stanza avevano già dato il meglio di sé, due anni fa. E altrettanto avevano fatto sul palco del Paladozza, tutto, ci avevano buttato di tutto su quel palco: energia, ma anche l’immancabile incazzatura necessaria per “mandare tutti affanculo”.
Abbiamo sentito le prime canzoni e non è servito un secondo ascolto per capire che L’ultima casa accogliente ha tirato fuori il meglio degli Zen Circus di nuovo, in queste nove tracce. A partire da Appesi alla luna e Catrame, che avevano fatto capolino per presentare il nuovo album.
Il nostro corpo è l’ultima casa accogliente, l’unica navicella spaziale in grado di farci viaggiare attraverso l’universo dell’esistente. Un corpo trasparente, visibile e vulnerabile che celebriamo con nove canzoni fatte di testa, cuore e polmoni. Case che possono essere sia rifugi che prigioni, circondate da tante altre e tutte diverse, a formare questa enorme metropoli chiamata umanità. Più suonato che pensato, più bene di conforto che prodotto, questo disco è musicalmente il più libero che abbiamo mai fatto.
Attuale come non mai, “Costretti dentro un corpo, e dentro al tempo, ma un giorno tutto questo finirà” (Catrame).
Gli Zen Circus ci dedicano pensieri privati e ce li chiedono anche, in un sodalizio che ci lega indissolubilemente a tutti i loro dischi. Con la classica formazione composta da Appino, Qqru e Ufo, affiancati da Francesco “Il Maestro” Pellegrini, Fabrizio “Il Geometra” Pagni. E come sempre da altri amici: Andrea Pachetti e Francesco Motta.
Ascolta il nostro racconto de L’ultima Casa Accogliente per Radio Città Fujiko.