Non c’è Mad senza Cool, chiusa l’edizione 2019

Il terzo giorno siamo tornati. Prevedibile, dato che le prime due giornate di Mad Cool sono state strabilianti, e dalla timeline anche la data di chiusura non accenna a diminuire il livello di rock.

Rivivi le emozioni del Day 1 e del  Day 2.

Sabato nostro malgrado ci concentriamo su ciò che accade sui tre palchi principali: Mad Cool, Madrid te Abraza y Comunidad de Madrid. Poco prima delle 18.00 varchiamo i cancelli e ci calchiamo sottopalco per il live di Johnny Marr. Rock puro old style, il progetto solista del chitarrista degli inarrivabili The Smiths fa solo qualche cenno ai brani storici per addentrarsi in pezzi di raro livello emozionale.

Una breve sosta al palco sul quale si esibisce Cat Power ci fa tuffare nell’autenticità cantautorale statunitense, prima di tornare al Mad Cool stage. Piccolo spoiler: a livello di palchi saremo monotematici in questo day 3. Ma vi spiegheremo il perché.

Sul palco sale la prorompente frontwoman dei Gossip, Beth Ditto, che intervalla le hit della band in stile anni ’80 e pailletes, a battute a ritmo inarrestabile. Pardon, viene stoppata solo dalle condizioni di salute: dopo scuse sentite sullo stato della sua voce e preoccupazione palpabile dei membri della band, il live è purtroppo volto al termine un po’ prima del previsto. La gola acciaccata della cantante non ha comunque intaccato la verve dell’esibizione e ci fa dirigere ancheggiando e molleggiando ad un live che non avremmo potuto perdere.

Il vento incessante spazza l’ora del tramonto quando salgono sul palco i Prophets of Rage. Il pubblico si scatena nel pogo mentre Tom Morello e soci danno spettacolo senza risparmiare le energie, alternando pezzi dei Rage Against the Machine a brani dei Cypress Hill. Un tripudio mentre il pubblico grida “take the power back“.

Purtroppo abbiamo dovuto fare una scelta e ci siam persi il live dei Mogwai, una mancanza che speriamo ci perdonerete. Mentre riecheggia Killing in the name, sta per fare il suo ingresso trionfale di fronte alla platea più numerosa dei 3 giorni di festival, la band più attesa in assoluto. Attivi dal 1976 con una tempestosa storia di successi alle spalle, i The Cure incantano per 2 ore il pubblico in visibilio. Robert Smith, 60 anni portati egregiamente, ringrazia il pubblico di Madrid al termine di ogni pezzo. I fan che hanno atteso 4 ore sotto il sole per vedere il concerto dalla transenna sono stati ampiamente ripagati. Un concerto straordinario ed emozionante.

Ma la serata non è ancora finita. Dopo band che hanno fatto la storia arriva la band promessa del rock con una media d’età che poco si scosta dai 20 anni. I Greta Van Fleet dimostrano di meritarsi alla grande il successo che li sta travolgendo. Nonostante la giovanissima età i 3 fratelli Kiszka e il batterista Wagner sanno il fatto loro. Suonano, bene, sono delle macchine del rock e sotto il palco persone di ogni età, da rockettari 60enni a bambini di 10 anni, cantano e saltano al ritmo di quelli che son già grandi successi come Highway Tune o When the Curtain Falls.

La musica andrà avanti altre 2 ore mentre noi guadagniamo l’uscita dell’Espacio Mad Cool per l’ultima volta in questo 2019.

Tre giorni densissimi che hanno convogliato tutto ciò che si può volere da un festival. Voci di corridoio fanno presumere che le presenze in questa edizione siano notevolmente inferiori agli anni passati, qualcuno dice che la line up fosse meno allettante.
Lo scopriremo quando ci saranno i dati ufficiali, a noi il festival è parso impeccabile, sia come line up che dal punto di vista organizzativo. Tutto pensato e gestito al meglio. Insomma possiamo dirci estremamente soddisfatti e non vediamo l’ora di scoprire cosa ci aspetterà nel 2020.