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#UNANOTAALMUSEO Maria Antonietta racconta come Deluderti

A un anno dall’uscita del terzo album, Deluderti, la cantautrice pesarese torna a Bologna. Sarà l’eclettica Maria Antonietta la protagonista del prossimo appuntamento di ArtRockMuseum giovedì 11 marzo per il consueto appuntamento condotto da Pierfrancesco Pacoda. Con un mix di live e intervista sarà possibile sapere qualcosa di più sul processo creativo dell’autrice di tre album e tantissimi live ipnotici.

Noi ci mettiamo avanti con i lavori e le facciamo tre domande!

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I tuoi live non solo solo musica: oltre al tuo tour sul palco porti anche la voce di scrittrici e poetesse con reading spettacolari. Ci racconti di questo tuo progetto?

Diciamo che per alcuni mesi ho tenuto questo reading speciale in cui leggevo le liriche di alcune poetesse come Cvetaeva, Campo, Szymborska o Plath musicandole con un omnichord. L’esperienza è stata così divertente, e sorprendente, per la freschezza e la vicinanza che le parole acquistavano, che ho deciso di replicare l’esperimento. Sto preparando un reading musicato, questa volta con letture tratte dal mio libro di poesie e racconti, che è uscito per Rizzoli il 19 marzo: Sette Ragazze Imperdonabili.

Leggendo alcune tue biografie ci ha colpito una frase: Innamorata del regno animale e vegetale e appassionata di studi di genere, di arte medievale, di poesia e teologia cerca di far quadrare tutte le sue passioni, il che è come costruire una cattedrale, difficile. A che punto sei della costruzione?

Sono totalmente dentro alla fase della costruzione e spero di rimanerci per tutta la vita e più a lungo possibile; penso che quando metti l’ultima guglia, in fondo forse hai portato a termine quello che avevi da fare quaggiù.

Deluderti è il tuo terzo disco, arrivato tra progetti personali collaborazioni con altri artisti e tantissime date per il tour di presentazione. Che storia racconti in quest’album?

La storia di chi delude le aspettative, sorridendo. Che poi sia un sorriso beato, sarcastico, nervoso, abbozzato o spavaldo chi se ne frega. Mi piace quando non ci si semplifica, non ci si riduce allo stereotipo o alla forma alla quale tutto e tutti vorrebbero ricondurci per rendere giustizia alla propria complessità!