Parola d’ordine: please don’t stop the music. Completamente indifferenti ai 41 gradi che gravano su Madrid ci dirigiamo all’espacio Mad Cool per il day 2. Impossibile perderlo, impossibile fermarci.
Dopo il primo giorno di corsa disperata da un palco all’altro per il day 2 iniziamo un po più soft con la scoperta dei palchi più piccoli.
Mentre arriviamo al festival, dal Mad Cool Stage giunge potente la voce folk-rock di Sharon Van Etten. Dopo qualche brano saltelliamo sotto il palco degli energici Himalayas, giovane garage band gallese attiva solo dal 2016.
Altra band interessante, il cui nome rieccheggia già nelle rock radio, sono gli American Authors. Newyorchesi con un grande appeal sul pubblico e il loro rock bello e ben fatto. Appena terminato il loro concerto iniziano le note dei pezzi di Miles Kane. Il chitarrista e cantautore inglese, membro e fondatore dei The Last Shadow Puppets e altre band, coinvolge col suo rock in pieno stile britannico.
L’energia giusta in attesa della band preferita in assoluto di metà redazione: i National. Sul palco sono una marea, ai 5 elementi della formazione originale si aggiungono 3 musicisti per il live e 3 coriste per un totale di 11 persone. La voce e la presenza scenica di Matt Berninger rendono il live esplosivo passando da brani iconici come Fake Empire o Graceless a brani del nuovo album I am easy to find cantati direttamente in mezzo alla platea, coi tecnici di palco che fanno i salti mortali per non perderlo di vista. Almeno finché lui stesso diventa cameraman puntandosi in faccia l’obbiettivo.
Ma non siamo ancora sazi perché la line-up prevede una band storica, un tuffo nel grunge degli anni ’90, quello che l’altra metà della redazione aspettava con entusiasmo: gli Smashing Pumpkins.
Tre enormi pupazzi fanno da scenogafia alla band di Billy Corgan che nella sua lunghissima tunica nera è ancora in grado di far vibrare l’intera platea. Ripercorrendo la carriera della band fin dai suoi inizi nel 1988 la band si lascia andare anche ad assoli e stralci musicali dimostrando come i ragazzi di Chicago abbiano ancora voglia di divertirsi. E se loro si divertono il pubblico esplode sgolandosi su 1979, Tonight tonight, Bullet with Buttefly Wings e tani altri brani per 1.30 da lasciare senza fiato.
Ma il fiato va conservato perché sul Mad Cool Stage fa il suo ingresso trionfale una delle band più influenti dell’indie rock spagnolo: i Vetusta Morla. Unica band non anglofona prevista su questo palco. Ballano e fan ballare il pubblico, principalmente quello autoctono ma non solo. 20 anni di carriera alle spalle che guardandoli in faccia diresti che son dei ragazzini.
Dopo qualche salto cambiamo palco per ascoltare un’altra band con 20 anni di carriera alle spalle. Quegli eterni hippie che incastrano Black Sabbath e Led Zeppelin con riff di chitarra inimmaginabili, bassi potenti, la tastierista uscita dagli anni ’60 e il batterista che mentre suona come se avesse 6 braccia guarda altrove incantato da solo lui sa cosa. I Wolfmother: maestosi!
Sulle ultime note inizia a sentirsi l’eco della musica elettronica degli Empire of the Sun. Il duo australiano, sempre molto scenografico non si risparmia dando vita a un live che fa muovere le centinaia di persone ancora sotto il palco.
Noi abbiamo un po’ meno energia di loro e dopo 8 ore di musica prendiamo la via di casa.