E’ uscito l’11 maggio per Octopus Record il secondo album della band casertana Fabrica con la produzione di Giuseppe Fontanella dei 24 Grana.
Bar Sayonara, nient’altro che il nome del bar a due passi dalla sala prove dei 4 ragazzi campani, è un album di 12 tracce di indie-rock melodico e malinconico. I testi ci raccontano estratti di vita di ognuno di noi, la difficoltà di prendere decisioni importanti, la necessità di non arrendersi mai nonostante le difficoltà. Questi i temi principali trattati da Michele, Gennaro, Eros e Pietro nel loro disco.
L’album si apre con un leggero arpeggio e una voce corale, l’inizio di Panorama, un brano che ci ricorda di rialzarci sempre. Pian piano il brano cresce, senza mai essere invasivo, e qua si percepisce l’ottima produzione di Giuseppe Fontanella. Apnea che suona a tratti come una canzone dei Placebo, anticipa il primo singolo estratto dall’album: Sayonara. L’angoscia della musica che cresce si percepisce anche nel video di Alessandro Rauccio.
Un riff di tastiera ci porta dentro Bon Voyage, brano che abbandona il rock per rallentare un po’ il ritmo e addolcisce l’atmosfera, parlando di relazioni finite. Nel quinto brano i Fabrica cantano “come un oceano sarò, fermo ma che cambia sempre”, Oceano è un brano intenso ma leggero, dalle melodie spensierate.
Cara Provincia parla, con un sound un po’ malinconico, della provincia di Caserta, e di qualunque provincia italiana. La nota malinconica che accompagna tutto il disco prosegue anche nel brano successivo. Illogica parla di chi ottiene tutto con nulla e di chi dà tutto senza ottenere nulla.
La pioggia prima che cada, ispirato all’omonimo romanzo di J. Coe, riprende atmosfere cupe e malinconiche di alcune band italiane che hanno segnato il passaggio tra i due millenni. Come dici tu è dedicato a tutti coloro che si ergono a maestri di vita. Buonvento abbandona le percussioni, che ritornano nel finale, per cullarci con un delicatissimo brano accompagnato solo da un arpeggio leggero e da fiati di sottofondo. Ci culla, come le onde del mare, le stesse onde che aprono Amaranto. L’album si chiude infine con A luci spente che malinconicamente spegne le luci dell’album con soave dolcezza.