Perdonate il titolo clickbait, ma d’altronde di questo stiamo parlando. Climb your time è il secondo album del bolognese Be a Bear ed è stato creato (dalla musica, alle grafiche, dal concept del live ai videoclip) usando solamente uno smartphone.
Il 4 maggio, per La Fame DIschi, è uscito il secondo album di Be a Bear, al secolo Filippo Zironi. Dopo “Push-e-bah” del 2016 e l’Ep “Time” del 2017, esce ora “Climb your time”, 9 tracce di elettro-pop dalle influenze anni ’80 e ’90.
Filippo Zironi cresce musicalmente ne Le Barghe Corte, band ska-punk molto nota nel bolognese, ma non solo. Ora porta avanti un progetto tutto suo che presenta nel 2015 all’etichetta perugina ed entra nel roster della label. Ciò che caratterizza principalmente la particolarità di Be A Bear è la sperimentazione, musicale e visuale. Nei suoi video, ma soprattutto nei suoi live non è solo l’udito ad essere stuzzicato, ma tutti i sensi si risvegliano in uno spettacolo a 360°.
Climb your time è un album da ascoltare ad occhi chiusi, in camera, in macchina, mentre aspettiamo l’autobus nella frenesia della città. Be a Bear raggiunge la piena maturità come progetto con questo album carico di elettro-bear-pop. Un uso cosciente e intelligente dei synth, delle ritmiche sempre più propense a scuotere l’ascoltatore, delle tastiere che donano riff rotondi, il tutto registrato solamente con un – minimal – smartphone.
Climb your time si apre con il brano Give me//change me, estrapolato direttamente dagli anni ’80. Synth ripetitivi e ritmi martellanti per una canzone in crescendo. About links, forse il pezzo più intenso dell’album, parla delle connessioni – links – con tutto ciò che ci circonda, parla di amore per la natura, di rispetto per tutti i popoli e le culture, di amicizia e di relazioni e lo fa con un ritmo tribale in sottofondo e con un video emozionante. La voce in questo pezzo è di Gabriele Gaggioli (aka Grigio).
Say goodbye vede la partecipazione di Victor De Jonge alla voce che aggiunge ad un pezzo dai suoni minimali una voce che pare ripescata dagli anni ’60. Un pezzo profondo che parla della fine di un amore. “Da cantare a occhi chiusi, immaginando di essere ne Il tempo delle mele.”
Yes electronic ha suoni più legati al presente musicale, pop elettronico da ballare a testa bassa. Waiting for my lover è invece più sperimentale, dai tratti minimal. Stranger love ci riporta negli anni ’80 con una ritmica martellante e synth cupi.
L’inizio di Me & The Grizzly, un giro di scacciapensieri col sottofondo del traffico indiano, ci apre ad una canzone da ballare ciondolando. E’ una preghiera/esortazione ad essere forti, a sorridere sempre.
Il pezzo più allegro dell’album è Martin doesn’t agree in cui un non ben identificato saggio Martin ci esorta a cambiare, a festeggiare con i popoli del mondo. Il riff di synth ripetuto ci invoglia a muoverci fino alla fine del pezzo. Chiude l’album Mr Dust, forse Dio o forse no. Synth e tastiere che fanno un ossessivo tappeto musicale che ti entra nelle viscere.