E’ uscito il 23 marzo il primo album di Suvari, nome del progetto solista di Luca de Sanctis. L’album, prove per un incendio, contiene 10 tracce di suggestivo elettro-punk tutto in italiano.
Luca, già cantante dei LAGS, ha vissuto a Londra per diversi anni. E’ stato costretto a ritornare nelle sua Toscana a causa di una forma rara di neuropatia motoria che lo ha colpito nel maggio 2015. Durante il lungo e faticoso periodo di riabilitazione il principale passatempo di Luca è stata la musica. Impossibilitato a suonare strumenti musicale ha utilizzato il computer come unico strumento compositivo.
Il progetto Suvari nasce dall’esigenza fisica ed espressiva di non lasciarsi andare alle difficoltà della malattia ma di continuare a fare musica. Il primo album, “prove per un incendio”, prodotto da To Lose La Track, è esplosivo ed energico. Nelle 10 tracce dell’album si sentono influenze del post-punk inglese che vanno dai Joy Division ai Cure e se vogliamo restare nello stivale Subsonica e a tratti CCCP.
I testi sono espressione del vissuto di Luca, tanto quello della quotidianità di ogni persona che viaggia, sperimenta, fa musica, gira il mondo e poi si ferma. La malattia non pare vissuta come un limite, ma come un’esperienza della vita, un momento in cui fermarsi, riflettere e fare il punto. Questo è ciò che Luca pare volerci raccontare attraverso i suoi testi in cui si trovano anche varie influenze letterarie: Dino Buzzati, Dave Eggers, Stefano Benni e altri.
Il brano di apertura, Punto Omega, è caratterizzata da un’importante base di batteria elettronica e da un testo incazzato che racconta sensazioni che possono essere autobiografiche quanto di tutti noi: “fino alla fine, la fine del tempo che ho perso“.
Per lasciarsi trasportare inizia con un attacco di batteria ancora più energico, se possibile, e con un testo che è un dialogo interiore sui progetti futuri, sui sogni. Luca fin dai 18 ha viaggiato, da Bologna a New York e poi a Londra. Cosmonauta racconta il suo amore/odio per la provincia in cui si è trovato costretto a tornare.
Per quel che vale vede la collaborazione di Antonio Canestri, frontman dei Lags. Il sound di questa canzone è paradossalmente la più lontana dal post-punk della band romana, in cui militava Luca. Proprio questo contrasto la rende probabilmente così piacevolmente intrigante. Horror Vacui è un intermezzo, a metà del disco, inserito lì per rallentare il ritmo del disco e creare l’atmosfera adatta per Formiche. “È una canzone che parla di quei momenti in cui sei arrabbiato e le persone cercano di assecondarti con frasi fratte e citazioni di massime, riuscendo solo ad aumentare la tua rabbia, scatenando il tuo lato più cinico.” Musicalmente le influenze inglesi mescolate portano ad un effetto che ricorda alcuni pezzi dei Subsonica.
Con Da qui si ritorna ad un sound più birtannico e si torna a parlare di provincia con un ritmo carico e intendo. Riprendiamoci il caos è ispirato a un articolo dello scrittore Dave Eggers e parla della necessità di sabotare i momenti di calma per sentirsi costantemente insicure. Madeleine è il brano che chiude l’album e parla della sindrome di Proust per cui alcuni odori, sapori, colori ci collegano immediatamente a dei ricordi. Nella canzone questi ricordi sono legati alle città in cui l’artista ha vissuto.
Solitamente non racconto gli album traccia per traccia ma in questo caso credo fosse necessario perché una lettura completa dell’album senza raccontare ogni pezzo e le sensazioni che vuol raccontare non sarebbe stato per nulla esaustivo della complessità sia musicale sia tematica dell’album che oltre a essere musicalmente molto intenso possiede testi poetici e coinvolgenti.