Gianni Morandi ritorna al Duse per la 30^ data di “Stasera gioco in casa” con la sua energia strabordante, i grandi successi e tanti aneddoti da raccontare.
Dopo due anni di sosta forzata Gianni Morandi torna a casa sua, al Teatro Duse di Bologna, che dal 2019 ospita il suo spettacolo Stasera gioco in casa ed è arrivato alla trentesima replica. Ne sono già previste altre 5: il 26 e 27 febbraio i cui biglietti sono praticamente andati a ruba, e il 10, 12 e 13 marzo, appena aggiunte al cartellone!
Biglietti e info: Teatro Duse – Via Cartoleria, 42 Bologna – Tel. 051 231836 – biglietteria@teatroduse.it Dal martedì al sabato, dalle ore 15 alle 19 e da un’ora prima dell’inizio dello spettacolo. On line: teatroduse.it | Vivaticket.it
Ma torniamo alla sera del 17 febbraio. Il teatro è gremito di gente in trepidante attesa. Tra una maggioranza di persone, soprattutto donne come sottolinea lo stesso Gianni, più o meno sulla cinquantina si vedono anche molti giovani (e qui mi sto includendo nella categoria) e famiglie con bambini.
Buio in sala e primo applauso scrosciante dalla platea e dalle gallerie piene di gente. Sul palco un pianoforte, un firgorifero lasciato senza acqua (cosa di cui si lamenta scherzosamente Gianni), un tavolino con un PC e poco altro.
Lo spettacolo si apre con la canzone che dà il nome allo spettacolo scritta dal nipote di Gianni (e figlio di Biagio) Paolo Antonacci, autore di tanti successi anche di altri artisti tra cui Sesso Occasionale di Tananai. Paolo è presente in sala e riceve un caloroso applauso a fine spettacolo.
Oltre a grande cantante scopriamo che Gianni è un cabarettista nato, tra un pezzo e l’altro racconta aneddoti su Bologna, sul cibo e la permalosità dei bolognesi a riguardo. Racconta della sua infanzia a Monghidoro “la cosa più bella che mi ricordo di Monghidoro è la corriera che partiva per Bologna, a quesi tempi volevo andarmene in città, ora ci torno sempre volentieri.”
Racconta, imitandolo scherzosamente, di quando Mogol gli propose di giocare in quella che poi sarebbe diventata la nazionale cantanti, parla della mano fasciata per la caduta nel fuoco e del primo invaghimento da adolescente in una sala giochi di Bellaria (Igea Marina, gli viene urlato dal pubblico).
Parla di quanto sia difficile fare il genitore, scherza sulla sua età, su Sanremo, sulla voce che (a detta sua) sta iniziando a lasciarlo. Cosa che possiamo negare completamente considerando che a 77 anni è ancora in grado di far tremare i vetri del teatro.
E’ un fiume in piena di battute e aneddoti edulcorati (forse) per scatenare risate, funziona tutto, non si ferma un attimo, finisce una battuta, nemmeno il tempo della risata ed inizia a cantare.
Nella sua carriera ha inciso più di 600 canzoni “di cui 15 o 16 sono belle canzoni” – boato di disapprovazione del pubblico – “2 o 300 sono accettabili, carine e poi ce ne sono di veramente brutte.”
Durante lo spettacolo ne ripercorre tantissime, per 3 ore esclusa una pausa di 15 minuti nel mezzo, suona e canta i pezzi che lo hanno reso celebre: da Canzoni Stonate (scritta insieme a Mogol) a Occhi di ragazza, Dimmi adesso con chi sei, una strepitosa esecuzione di Varietà, Se perdo anche te, Chiedi chi erano i Beatles, C’era un ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stones, Sei forte papà.
Parla di Elvis Presley, dei Beatles, di Domenico Modugno e del suo modo di rivoluzionare la musica italiana, del festival di Sanremo visto su una Tv in bianco e nero al bar di Monghidoro, della passione della madre per Claudio Villa.
Gianni Morandi si racconta e il pubblico lo acclama, partecipa, è uno scambio continuo di battute e di risate con gli spettatori che cantano i grandi successi e anche i brani che lo stesso Gianni non si spiega come siano diventati famosi come Bella Belinda.
Scherza su tutto, anche sulla morte “da eterno ragazzo a eterno riposo è un attimo“, trova il tempo di invitare una ragazza a cantare in duetto con lui. Non un’improvvisata considerando la voce e la preparazione di Marisa che sale dalla platea per cantare Grazie perchè.
Trova il tempo anche per parlare di Napoli, di Massimo Ranieri e del cane di Lucio Dalla. Il pubblico si emoziona sulle note di Piazza Grande, Futura e Te voglio bene assaje, omaggio di Gianni al grande Lucio di cui ricorre a breve il decimo anniversario della morte.
Scende tra il pubblico a stringere mani e confermiamo, ha le mani grandi, mentre continua a cantare: Andavo a 100 all’ora, Fatti mandare dalla mamma, Non son degno di te, Un Mondo d’Amore, Io sono un treno, Siamo Angeli.
Tripudio di applausi ad ogni brano e coro del pubblico che scandisce ogni nota di Uno su Mille e Banane e Lamponi.
Qualcuno si alza anche a ballare sul successo Sanremese Apri tutte le porte e lo spettacolo si chiude con una standing ovation durante Si può dare di più in cui Gianni si esibisce nell’imitazione di Ruggeri e Tozzi.
Lo scroscio di applausi fa tremare il teatro ed è tutto meritato per questo simbolo della musica italiana e della città di Bologna. Lunga vita a Gianni Morandi!