Ve ne avevamo parlato nella nostra guida per amanti di festival davvero resistenti. Ma, incuriositi e curiosi come siamo, abbiamo deciso di approfondire la storia di Dinamico Festival! Dal 5 all’8 settembre la tribù dinamica ci aspetta per mostrarci una Reggio Emilia fatta di circo, ma anche musica, laboratori e tanto altro, e per noi era importante arrivare preparati!
Matteo Giovanardi che abbiamo conosciuto a Xm24 (vedete che bei posti dove incontrare persone interessanti!), si è prestato a placare la nostra sete di domande su questo evento e a narrarci cosa succede dalla parte di chi organizza e pensa Dinamico Festival! Volete sapere cosa ci ha raccontato?
1) Quest’anno dinamico festival si terrà il secondo week end di settembre, quando ormai le vacanze stanno finendo e si torna alla vita normale. Cos’è la vita normale di Dinamico e qual’e la sua storia?
La vita “anormale” semmai, Dato che di normale la storia di Dinamico ha ben poco!
Nasce da un’idea di Elena Burani, tutt’ora direttrice artistica, e artista di circo (e non solo) sia in Italia che all’estero. Ormai nove anni fa, è tornata a Reggio Emilia, sua città natale, e ha pensato sarebbe stato interessante portare qui un po’ di quella energia, spettacoli e stili di vita che aveva sperimentato nei suoi anni da artista.
Come molti festival partito da qualche giorno “tra amici”, con un tendone in un parco arricchito “soltanto” da un piccolo palco esterno, un baretto, e qualche attività extra. al suo nono anno Dinamico si presenta come uno dei festival che ben rappresentano la scena del circo contemporaneo in Italia, offrendo inoltre laboratori, concerti, incontri con gli artisti, un ambiente famigliare il pomeriggio e festoso durante le notti.
Ciò che (penso) a molti piaccia di Dinamico, al di là di una “line up” di spettacoli che si può ormai definire di grande qualità, è la sempre presente aria di “comunità”, la buona energia dello stare assieme. Una delle grandi sfide di un festival è non scadere, a qualche anno dalla sua nascita, in mere logiche di “sostenibilità” (con le quali bisogna comunque sempre fare i conti), perdendo la sua identità e missione originale. Tra le tante che abbiamo, per noi una è chiara da sempre: l’incontro dal vivo, lo stare assieme con un “obiettivo comune”, il recupero di quelle che in un certo senso erano le grandi fiere di paese; creare insomma, per quattro giorni, una comunità nella comunità.
E questo non potrebbe essere possibile senza un’altra componente del festival, che ha una storia davvero “anormale” a sé: il contributo della Collina, una cooperativa agricola biodinamica nei pressi di Reggio Emilia, nata come una sorta di comune tra gli anni sessanta/settanta a partire da un gruppo di volontariato nelle comunità di base in America Latina. Mica male no? La Collina dà supporto economico, in termini di risorse umane, in termini di cibo e, soprattutto, spirituale: facile fare comunità, quando ne hai una così bella alle spalle! (scherzi a parte, è difficilissimo, specie nell’Italia e nel mondo di oggi, ma noi, si va avanti)
E’ difficile raccontare Dinamico e La Collina in poche (ma anche molte) righe; ma è molto facile comprenderlo venendoli a conoscere direttamente al festival!
2) Nel vostro sito campeggia una frase che secondo noi è molto significativa non arriviamo.dire che era meglio il Dinamico. Agiamo prima insomma. Qual’e stata la sfida più grande per questo evento?
La frase è legata al crowdfunding che abbiamo lanciato per questa nona edizione.
In nove anni non abbiamo mai chiesto aiuti di questo tipo al nostro pubblico e alla comunità che ci segue, ma in seguito a finanziamenti pubblici non corrispondenti alle nostre aspettative, un mecenatismo privato che tranne specifiche esperienze virtuose è ancora lontano dal comprendere cosa significhi (per lui in primis) investire in cultura, ci siamo ritrovati nella condizione di doverlo fare.
Non ci piace lamentarci a vuoto: sappiamo che c’è sempre margine di miglioramento nelle strategie per rendere sostenibile il nostro festival, e non stiamo con le mani in mano. Già pensiamo alla prossima edizione, e quali (forse grandi) cambiamenti vadano fatti per rendere il tutto una grande avventura come è sempre stata, e non un grande calvario. Ma è innegabile che, se stiamo a guardare le percentuali di investimento pubblico e privato, se seguiamo il dibattito politico, se esploriamo l’educazione in campo artistico e culturale, scopriamo che il mondo tutto, con l’Italia tra i primi, non sta proprio andando nella direzione che permette a chi intende fare della cultura il proprio lavoro, di farlo bene tutelato non solo da i giusti diritti, ma anche dal giusto contesto e riconoscimento, per l’appunto, culturale.
L’Italia come sempre si dimostra un paese nel quale è difficile “fare festival”: qualsiasi grande evento sembra trasformarsi come un carrozzone ineccepibile sotto l’aspetto tecnico, ma che spesso prosciuga il proprio pubblico di ogni risorsa per mantenersi, in un vuoto identitario salvato solo da delle buone line-up. Noi cerchiamo di lavorare, come molti festival in Europa, in modo che le innovazioni introdotte siano vantaggiose per il nostro sviluppo, ma che possano anche migliorare l’esperienza del nostro pubblico. Chi va ad un festival non deve sentirsi derubato, non deve prepararsi “come se andasse in guerra”: deve sentirsi accolto, e motivato ad investire in una realtà che inizia a sentire davvero come propria.
3) Dinamico è soprattutto circo, ma non solo. Partiamo da questo. Riguardo agli spettacoli e agli artisti che ospitate come vi muovete, chi sceglie, dove cercate?
Elena Burani è la direttrice artistica e si occupa di portare al festival gli spettacoli, quasi sempre di estrazione “europea” ma non solo, avendo ospitato spesso compagnie e artisti dall’America Latina. Da sottolineare è il marcato impegno nel sostenere produzioni italiane: come molti contesti quello circense è un ambiente che, in italia, favorisce spesso grande produzioni straniere (di qualità, non fraintendiamo) a fronte di un non sufficiente sostegno a quelle interne. Ci piace pensare che Dinamico sia un “porto sicuro” per questo tipo di produzioni, che possano trovare qui un pubblico ormai preparato ad accoglierle e a riconoscerne le poetiche.
Ogni anno cerchiamo di potenziare anche il comparto musicale del festival: non è sempre facile, in quanto i concerti sono sempre gratuiti, così come l’accesso all’area del festival. Ma una cosa è sicura: le band di Dinamico sanno come fare ballare (dalla musica etnica all’elettronica, dal cantautorato al live-set), e per chi cerca una festa le notti dinamiche sono una garanzia. Dai Savana Funk reduci da vari Jova Beach Party, dalla sperimentazione elettronica degli esagram, da quella “etnica” degli Zaraf, fino al cantautorato intimo di Bob Corn, quest’anno non vediamo davvero l’ora si accendano i mixer del palco concerti.
4) Parliamo delle attività collaterali perché nei quattro giorni di festival si potranno fare tantissime cose. Dacci qualche dritta, ti va?
Se siete in famiglia e vi portate i pargoli, ogni giorno dalle 15 è possibile farli partecipare ai laboratori di piccolo circo. Se invece quelli “in forma” siete voi, due compagnie del festival organizzeranno dei workshop per approfondire con loro le tecniche dietro ai loro spettacoli, nello specifico di manipolazione d’oggetti e di aeree.
Se preferite parlare con gli artisti, ci saranno ogni giorno alle 21.30 delle chiacchierate informali, sotto la Tenda Bar, tra artisti e compagnie, per scoprire di più sui processi di creazione e la vita da artista.
Poi: siamo in un parco! Giochi tradizionali dalle Marche (no, non sono solo per bambini, ANZI), massaggi, cibo biodinamico.. insomma, venite a godervela!
5) Per chiudere la nostra chiacchierata ti chiedo se ti va di raccontarci cos’è la vita di un artista, per chi non vi conosce.
Per quello, ci vediamo un qualsiasi giorno del festival sotto Tenda Bar, alle 21.30! 😉