Dal 23 al 25 agosto il ToDays festival di Torino ha ospitato grandi nomi della musica internazionale, un festival di qualità come se ne vedono pochi.
Arriviamo a Torino nel pomeriggio di venerdì, il traffico estivo ci impedisce di prendere parte agli eventi pomeridiani organizzati al Mercato Centrale e nella altre zone della città che formano il ToDays festival di cui vi abbiam parlato qualche tempo intervistando il direttore artistico Gianluca Gozzi. Nonostante non conosciamo
Proprio Gianluca Gozzi, appena conclusa una stupenda edizione, dichiara che lascerà la direzione del festival.
Eppure l’edizione 2019, svoltasi tra il 23 e il 25 agosto, ha avuto un buon successo di pubblico e di critica.
Andiamo con ordine: la line-up del primo giorno di festival prevedeva i live di Bob Mould, Deerhunter, Spiritualized e Ride. La scelta musicale è palesemente fatta per attirare un pubblico di un certo tipo. La platea è composta da persone che rientrano in un range di età che va dalla nostra fino a quella dei nostri genitori, pochi i giovanissimi, anche perché nessuno degli artisti è particolarmente mainstream e quasi nessuno ha un profilo Instagram.
Noi arriviamo allo Spazio211 in tempo per il live degli Spiritualized, non ce ne vogliano gli altri ma Torino e Bologna non sono proprio a un tiro di schioppo. Lo Spazio211 non è particolarmente ampio ma sufficientemente grande per godere al meglio delle note della band inglese che da 29 anni porta avanti il suo shoegaze. J.Spaceman e soci ci deliziano con pezzi recenti, tratti dall’ottavo album And Nothing Hurt, come I’m Your Man o Let’s Dance, e pezzi più vecchi come Shine a Light tratto da Lazer Guided Melodies del ’92.
L’ultima band della prima giornata a salire sul palco sono i Ride, nati nel 1988, sciolti nel ’96 ma ritornati sui palchi dal 2014. La band inglese snocciola i pezzi tratti dai suoi album più famosi. Si parte con Jump Jet, Repetition, Seagull e si continua per un’ora abbondante. Dopo almeno una dozzina di brani la band concede anche il bis alla folla con Dreams Burn Down, Leave Them All Behind e Chelsea Girl. I 4 non più giovanissimi musicisti inglesi sono gli stessi che iniziarono a suonare nei locali di Londra. Un’eventualità più unica che rara, la band non ha mai cambiato un solo musicista.
Dallo Spazio211 ci spostiamo – di un centinaio di metri – all’Ex Fabbrica Incet dove ci imbattiamo nell’elettrocumbia dei Chancha Via Circuito. Si balla e ci si diverte tra colori e luci psichedeliche con il trio argentino. Il resto della notte scorre tra i djset di Dengue Dengue Dengue, Wolf Muller e Interstellar Funk. L’Ex Fabbrica Incet è lo spazio ideale per la serata, ordinato ed organizzato e con ottima musica che prosegue oltre la chiusura dei nostri occhi.
Il sabato, per cause di forza maggiore, ci perdiamo una giornata incredibile. Allo Spazio211 si parte con Adam Naas e One True Pairing per arrivare poi alle band più attese di questa giornata e probabilmente di questa edizione: Low e Hozier.
Domenica torniamo nel capoluogo piemontese per l’ultima giornata del festival. Si comincia intorno alle 18 coi Parcels, australiani che portano il loro funky scatenando il pubblico che ancora non è in gran numero sotto il palco.
Tocca poi ai Balthazar, una della band più giovani della rassegna. I 5 ragazzi belgi divertono e si divertono. Musicalmente perfetti e impeccabili soprattutto nella sovrapposizione delle voci, inseriscono violino, trombone, chitarre, tastiere, drum machine, batteria a percussioni che giungono sul palco incartate per poi essere scoperte man mano dai musicisti.
Tocca poi ad un pezzo di storia della musica, ed il pubblico ha riempito ormai lo Spazio211. Mentre tramonta il sole sale sul palco Jhonny Marr, ex chitarrista degli Smiths che porta sul palco pezzi propri alternati a pezzi della band di There is a Light That Never Goes Out, con cui chiude l’ora intensa di ottima musica. Il 55enne musicista britannico è ancora ammaliante ed energico ed il pubblico si sgola sulle sue note.
A chiudere questa edizione del ToDays Festival, almeno allo Spazio 211, ci pensa Jarvis Cocker. Dobbiamo ammettere che non conoscevamo l’ex frontman dei Pulp e il suo concerto è quello che ci stupisce di più. Eclettico, divertente, folcloristico, Jarvis Cocker è un personaggio incredibile. In uno stentato italiano, suggerito da alcuni fogli sparsi sul palco, comunica in continuazione col pubblico. Il momento topico lo raggiunge quando scende tra il pubblico e chiede ad alcuni imbarazzati astanti, quali siano le loro paure. “Ho paura di invecchiare” dice una ragazza, e Jarvis, rivolgendosi a tutta la platea chiede “non è forse una paura che abbiamo tutti?” e di nuovo alla ragazza “è un po’ meglio sapere che non si è da soli ad avere paura di qualcosa no?”.
Dopo un’ora e mezza il concerto sembra chiudersi e molti iniziano a lasciare il prato di fronte al palco ma Jarvis Cocker ha ancora qualche pezzo per noi. Un concerto fantastico chiude alla grande il festival.
La serata prosegue all’Ex Fabbrica Incet con Nils Frahm.
La critica è entusiasta dell’andamento del festival e il pubblico ha passato tutto il tempo dei concerti con interesse ed entusiasmo. Non dev’essere facile organizzare un evento simile in un caldo weekend di fine agosto in città cercando di restare fedeli a degli ideali musicali. Dopo questa edizione ci si aspetterebbe un tripudio di nuovi nomi per le prossime edizioni e invece, ahimè, siamo qui a chiederci se una prossima edizione ci sarà. Sarebbe una grande perdita per Torino, per i festival di tutta Italia, un paese che fatica molto spesso a valorizzare le sue bellezze, come sta succedendo con il ToDays Festival.