Diciassette anni e undici album, si sollevano quasi tutte le dita di entrambe le mani per contarli. Quando tutti questi numeri riguardano la carriera sicuramente il peso non è indifferente. Avete già sentito il nuovo album di Caparezza, o meglio Michele? Se avete già snocciolato le tracce del cd come una nonnina con i grani del rosario, sapete già il perché di questa domanda.
Michele Salvemini nasce a Molfetta, in un area stretta intorno a Bari e affacciata in parte sul mare, che da un po’ di respiro ad un animo così movimentato. Già prima della fine degli anni ’70 il piccolo riccioluto canta, ma non era ancora ora per la carriera. Poi, bum, come per ogni amore adolescenziale che si rispetti Michele viene folgorato. Solo che dall’altra parte c’è la musica con i rapper Run DMC e Frankie Hi Nrg. Tra questo inizio e l’uscita del nuovo album di Michele aka Caparezza ci sono diversi anni e tante esperienze, che ad un certo punto però dovevano essere ordinate. Prisoner 709 arriva a questo punto, delineandosi come un lavoro profondamente autobiografico, dove il detenuto numerato è proprio lui, Michele. Se l’avete già ascoltato sorgono dubbi, prima di preoccuparci però (noi lo abbiamo fatto) Michele ha dichiarato “Mi sono sentito un po’ intrappolato in questa vita, così ho voluto raccontare questo stato d’animo. Ma voglio rassicurarvi, non sono depresso. Però si, si possono attraversare delle difficoltà“.
L’album, uscito il 15 settembre, è un’autoanalisi su cd che come in molte occasioni viene condiviso e supportato dagli amici. Sedici tracce di Prisoner 709, dove diversi featuring hanno contribuito alla nascita del lavoro forse più crudo e acido di Caparezza. Si perchè facendo i conti Michele non ci va leggero e nelle sedici tappe staglia un dettagliato ritratto di una profonda quanto travagliata umanità. A metà album cade l’orecchio su Una Chiave, “No, non è vero
Che non sei capace, che non c’è una chiave” non è solo un monito, ma anche una sorta di carezza e una spinta per i momenti inevitabili di abbattimento; assieme a Ti fa stare bene, che ritornella un’orecchiabile “Con le mani sporche fai le macchie nere/Vola sulle scope come fan le streghe/Devi fare ciò che ti fa stare/Devi fare ciò che ti fa stare bene“, fa parte della la coppia più delicata di Prisoner 709.
Per capire meglio la durezza di cui parliamo si passa all’omonimo pezzo, dove prende corpo un analisi più pungente: dal tema della musica illegale si passa al contrasto tra Michele e Caparezza, due parti della stessa persona che alle volte però non sono così in pace. Ma non si tratta di autoreferenzialità, perché nell’album si parla anche di fede con Confusianesimo, di malattia con Minimoog. Il lavoro però è multilivello, perchè con il libretto tra le mani si può scoprire la storia che viene raccontata nei sottotitoli delle tracce e nelle immagini. Reato, Malessere, presa di coscienza, internamento, cura, accettazione e infine però, l’evasione. Che sia un’evasione da queste catene che si sono create in diciassette anni di carriera? Un dubbio lecito, dopotutto, frutto di dichiarazioni ma anche di un non detto che permea molto più in profondità che semplici parole. Difficile da raccontare, ma comunicabile attraverso tanti piccoli spunti autobiografici che Caparezza dissemina (neanche in maniera così nascosta). La malattia è anche l’acufene che trapana la sua percezione e “Parlo di Larsen e metto mano alla fondina/alzo la cortina/sentivo fischi pure se il locale carico applaudiva/calo d’autostima/Non potevo ascoltare la musica come l’ascoltavo prima”. Nonostante fosse un’impresa ardua, a conti fatti, Caparezza è stato capace di creare un nuovo album che ha una qualità come sempre inarrivabile, mescolata all‘umanità trasparente e rafforzata dalla rabbia, dalla frustrazione e da tutti i sentimenti evocati nei diversi strati.
Il tour di Prisoner 709 conferma le analisi, registrando numeri da record per tutte le date. Dopo Ancona (17/11), tappa a Bari, Firenze, Bologna, Napoli, Roma, Brescia, Padova, Milano e Torino. Un live che si preannuncia come uno degli imperdibili degli ultimi mesi del 2017.