The G5 Project al Làbas: un progetto hip hop da tenere d’occhio

Cosa succede se tre musicisti con background diversi trovano un beatmaker e la penna di un MC? E se poi il nuovo quintetto decide di non porsi alcun limite al processo creativo? Succede che nasce The G5 Project, il gruppo hip hop che Mercoledì sera ha scaldato il Làbas proponendo una scaletta originale con brani dalle metriche serrate.

Barra dopo barra, il pubblico si è fatto coinvolgere nello show di un vero Progetto, un’entità unica al di sopra dei singoli componenti, pronta a superare ogni barriera per esprimersi con schiettezza.
The G5 Project si compone di elementi giunti a oggi con storie di live strutturati e una grande capacità di raccontare: questo li rende un gruppo da tener d’occhio e da non perdersi dal vivo. Dovete solo prepararvi a beat coinvolgenti, freestyle inaspettati e, come me, a canticchiare il motivetto di Piani di fuga dal cranio per almeno due giorni dopo il concerto.

Ecco la chiacchierata che abbiamo fatto con la band post show!

Ciao ragazzi, intanto complimenti per il live di stasera. Raccontateci di voi e del The
G5 Project!
La genesi del progetto è una collaborazione che va avanti dal 2015 tra Genna, la penna dei
G5, e Malacoda come musicista e arrangiatore. Due estati fa abbiamo sentito il desiderio di
lavorare con gli strumenti live e, grazie all’incontro con questi tre super musicisti, abbiamo
aggiunto strumenti reali come il basso di Crash, la batteria di Ciro e la chitarra di Mattia a
valorizzare quanto prodotto in passato. Abbiamo quindi riarrangiato brani già esistenti,
dando loro una nuova veste.

Scrivete, cantate e suonate il rap: è un genere che ascoltate tutti e cinque?
Sì, ma abbiamo ascoltato e ascoltiamo anche molto altro! Alcuni di noi amano il blues e il
funk, c’è chi adora il punk e l’hardcore, chi il rock, il jazz o il neo soul e chi ha un passato
metalcore. Abbiamo trovato nel rap il punto di intersezione da cui partire, ma senza fermarci
lì e questo ci ha portato a un sound che anche per noi è difficilmente definibile, un vero
contenitore che mescola la nostra storia.

Come si è evoluto il vostro processo creativo?
In passato il flusso era semplice: Malacoda ideava le basi e Genna curava la scrittura. Nel
ridefinire i brani con il nuovo assetto e un approccio più completo, abbiamo mantenuto uno
schema simile ma più articolato, affrontando la necessità di una composizione musicale più
ricca. Attualmente stiamo lavorando nuove canzoni con già una decina di pezzi pronti, creati
assieme e provati in saletta finché non abbiamo identificato la chiave più efficace per unire le
nostre idee e influenze. La parte più stimolante è l’assenza di limitazioni, fermo restando che
il rap è una scrittura per immagini e la voce ne deve essere il cuore.

Stasera ci avete regalato un freestyle da paura, totalmente improvvisato su oggetti
portati sul palco dal pubblico. Come si gestisce una situazione del genere?
Bellissima domanda! Noi abbiamo lavorato tanto sul proporre una situazione diversa, non
banale. Vogliamo dare ai concerti un vestito più completo, che valorizzi gli strumenti con
accortezza. Potete aspettarvi un momento freestyle con interazione con il pubblico in ogni
concerto targato The G5 Project, perchè è rarissimo vederne se non alle battle. Figuriamoci
poter prendere parte attivamente all’esperienza!

“Esporsi è un preciso dovere morale dell’artista”: riprendo le vostre parole durante il
live per chiedervi cosa ne pensate del prendere posizione, soprattutto in questo
momento storico.
È una responsabilità che noi sentiamo prima come persone che come artisti. Crediamo
fortemente che chi ha la fortuna di potersi esprimere liberamente debba per forza schierarsi,
altrimenti la musica resta inevitabilmente fine a sé stessa. Dire cosa pensiamo è da sempre
parte integrante di ogni nostro live e continuerà ad esserlo: dovesse farci perdere delle date,
per noi non sarebbe un problema.

Parlando di date, siete reduci da trasferte nelle Marche e a Pisa e vi aspetta una
primavera davvero intensa! Dove vi potremo venire a sentire?

Il nostro calendario è ancora in fase di definizione, ma abbiamo alcune date già confermate.
Suoneremo il 23 Marzo al Circolo La Rimbomba di Bertinoro, opening Pierpaolo Capovilla
del Teatro degli orrori e Manzan di Bologna Violenta, poi faremo un’ospitata in Radio
Emmerreci suonando in acustico, perché fra le cose che stiamo preparando c’è anche un set
inedito. Infine, il 19 Aprile ci esibiremo in Provincia di Brescia al Piroka aprendo agli Scheletri
e per il 20 Aprile stiamo organizzando un evento con il collettivo Nuke per il 420.

Qual è il futuro che vedete per il vostro Progetto?
Il futuro del The G5 Project è tutto da scrivere e strumentalmente abbiamo ancora molto da
dire: stiamo esplorando nuovi modi di esprimerci e interagire con il pubblico, sperimentando
con l’elettronica, l’acustico e le basi. Tutto questo mantenendo sempre la nostra energia e
identità distintiva.

Cosa ci possiamo aspettare dai vostri nuovi brani?
Alcuni sono diversi, mentre altri sono più fedeli a quelli attuali: il nostro genere è stimolante
perchè non ci pone limiti e possiamo esplorare atmosfere e suoni diversi fra loro. Possiamo
creare canzoni con influenze più reggae o beat elettronici, oppure optare per parti più metal,
creando sempre qualcosa di nuovo con la voce come fil rouge. Ci sono tante belle cose
all’orizzonte, ma niente spoiler: per scoprirle dovete venirci a vedere suonare!