Si accendono le luci sul lago: Albori Festival edizione due

Forse lo possiamo chiamare un festival non festival.
La seconda edizione di Albori ha cambiato forma, ma ha regalato per il secondo anno un bel weeke end di musica e incontri.
Dal 15 al 17 giugno tra le curve della costa del lago d’Iseo sono sorti palchi, banchetti e tanta musica.

Siamo arrivate nel piccolo borgo di Sulzano in un orario affascinanate: il sole stava calando e il lago luccicava, mentre ci siamo sedute sul lungolago ad ammiarre i preparativi del Palco Red Bull, uno dei tre allestiti per l’occasione.
Un grande pulmino nero decisamente old stile, affacciato sulla piccola piazzetta dove alcuni artisti erano impegnati nel soundcheck. Proprio di fronte un gruppo di ragazzi in maglietta turchese preparavano lo stand pronto per abbeverare il pubblico assetato. Procedendo, sempre con il lago a farci compagnia, siamo arrivati al main stage. Impossibile non notare questo enorme palco incastrato nella piazzetta del piccolo paese di Sulzano, che abbiamo scoperto conta meno di 2000 abitanti. Accomodato, meglio dire, e reso più comodo da una distesa di pratino ecologico che ci ha spinte subito a toglierci i sandali e camminare sul verde guardandoci intorno. Alcuni ragazzi come noi si erano accamparti nell’attesa dei primi concerti e si gustavano i cibi proposti dalla zona food. Pochi passi per raggiungere l’area dove, oltre ad una manciata di bancarelle immancabile in ogni festival estivo, sorgevano nell’ordine: griglia, panini, pizze e vegan food. Arriviamo senza accorcegrcene sul bordo del paese, e ammiriamo le esposizioni artistiche: la mostra di Baronciani, che non è l’unico illustratore ospite ad Albori. Durante il week end, a presentare i propri personaggi e le storie che li fanno prendere vita, si susseguono lo stesso Baronciani, Davide Toffolo e Silvia Rocca.

Arriva però il momento della musica e con grande sopresa ci ritroviamo ad ascoltarla con il naso all’insù: uno degli stage scelti per le esibizioni live è il palco up, posizionato su un tetto che si affaccia sulla piazza del paese. La luce del tramonto rende l’esibizione ancora più bella e nonostante il pubbblico non sia proprio corposo e caloroso ci godiamo il momento. Spostandoci tra i vari stage riusciamo ad ascoltare gli artisti in programma, tutti già noti e ben presenti nelle line up di tanti altri eventi estivi.

A partire dalle 18 possiamo ascoltare nella prima giornata Bianco, Joe, Kaufaman, per concludere il venerdì sul main stage con Marina Rei e Paolo Benvegnù alle prese con il tour “Canzoni contro la disattenzione“. La serata termina presto, ma ci siamo rifocillati a sufficenza per andare a letto con le orecchie piene di musica e il sorriso. I due giorni successivi sono un misto di relax, accoglienza da parte dello staff e del paese e bagni al lago. Proprio la location è un surplus di questo festival,che riempiel’attesa per i nuovi live un piacere. La seconda giornata scivola via tra un divertentissimo Auroro Borealo abbarbicato sul palco up, Her Skin e La notte sul tetto del truck, per concludersi con gli imperdibili Eugenio in via di Gioia che riescono a scuotere e far ballare il timido pubblico e Galeffi, che si esibisce davanti ad una platea ormai riempita.

Il terzo giorno il relax ci porta allo spettacolo teatrale ispirato a “Novecento“, messo in scena da Compagnia Teatro Piroscafo nello spazio Albori Lab, e quasi senza accorgercene è di nuovo ora di musica, la terza e ultima serata. Prima del live che attendiamo con maggiore trepidazione snoccioliamo esibizioni di artisti che finora non avevavamo visto dal vivo: The Andrè ci strappa un sorriso, e poi Il Diluvio, Galup e Typo Clan ci accompagnano fino alla chiusura per mano dei Dunk, entrati ormani nel podio dei nostri artisti preferiti.

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A malincuore il lago smette di riflettere le luci del palco: è finita questa nuova edizione e con lei un bel week end in una location più che spettacolare. Ci ritroviamo così a fare il bilancio del week end e a elogiare lo staff di Albori che ha organizzato un programma ricco, incastrando perfettamente orari e spostamenti. Complice forse la dimensione di Sulzano, che rendeva gli stage quasi contigui. E forse un po’, ma solo un po’, scegliere questo luogo ha creato una piccola barriera: l’energia che poteva sfociare nel dopofestival o durante i live è stata un po’ frenata, rendendo Albori a tratti più una festa in piazza che un vero e proprio festival. Un rovescio della medaglia che si poteva rintracciare nelle faccie attonite,ma anche divertite dei paesani stupiti e nello spegnimento della musica senza possibilità di replica. Una scelta che però secondo noi non ha reso la seconda edizione di Albori meno bella ed emozionante.