Arriva a Bologna il tour di Colapesce per la presentazione del suo nuovo album, Infedele. Nella cornice del Teatro Antoniano la musica del cantautore siciliano dà spettacolo.
Infedele è il terzo album solista di Colapesce, al secolo Lorenzo Urcillio, e comprende 8 tracce. Colapesce in questo album sperimenta molto, presentando un disco molto maturo, con musicalità che intrecciano il cantautorato all’italiana, inserti di elettronica e pezzi danzerecci.
Nonostante si tratti di un lavoro molto personale l’album prevede la collaborazione di molti nomi importanti della musica italiana, tra cui ad esempio IOSONOUNCANE e Di Martino.
Per chi è abituato a vedere Colapesce in concerti all’aperto, in piedi e sotto il cielo stellato, le poltrone comode dell’Antoniano possono apparire come una forzatura, ma quando le luci del teatro lasciano posto alle luci del palco tutto prende il suo posto.
Ad aprire le danze ci pensa Andrea Poggio, musicista e avvocato di Alessandria. Sul palco insieme a lui un violino, una seconda voce femminile, tastiere e drum machine. Il suo pop elettronico ricorda molto Franco Battiato, sia nei testi eclettici e un po’ onirici, sia nelle musiche, spesso segnati da inserti di voce distorta. Sul palco Andrea è molto minimale, fermo davanti al microfono muove solamente le mani, lanciando compostamente i suoi testi verso il pubblico.
Alle 21.30 si riaccende il palco con la band di Colapesce, Adele degli Any Other alla chitarra e seconda voce, Fabio Rondanini alla batteria, Gaetano Santoro al sax, Andrea Suriani al basso e Giacomo Fiorenza alle tastiere. I musicisti sono vestiti da preti, con camicia nera e colletto bianco per farci comprendere sin dall’inizio che non solo la musica sarà protagonista, ma anche l’impatto scenico dello spettacolo avrà la sua importanza.
Inizia la musica e dal centro del pubblico sale di corsa sul palco Colapesce con un copricapo a forma di pesce spada. La prima parte del concerto appare studiata per un pubblico da teatro, ma da un certo punto in poi l’energia si sprigiona e diventa d’obbligo muoversi nonostante la costrizione delle poltrone di velluto. Il cantautore siculo canta molto e parla poco, ma coinvolge la platea che con timidezza da spazio teatrale canta i suoi pezzi più conosciuti presi sia dall’album più datato che dal nuovo, a dimostrare il successo della sua musica.
Totale, il secondo singolo estratto dall’album è una scarica elettrica che coinvolge il pubblico. Il tappeto musicale è straordinario e si percepisce quanto la band si stia divertendo sul palco, trasmettendolo di riflesso sul pubblico. Inserti scenici donano tratti surreali al tutto, dal turibolo utilizzato come percussione, una trashissima giacca di pelle con un fulmine lampeggiante, un paio di occhiali usati come piccoli fari quando tutte le altre luci sono spente, maschere da emoticon per tutta la band. Insomma, anche l’occhio vuole la sua parte. Ma è l’orecchio che gode di più sulle note di Ti attraverso, Maledetti italiani e una scaletta che va via via crescendo fino a un finale esplosivo che si trasforma in una improvvisazione musicale.
Le luci si riaccendono, la platea defluisce. E quindi uscimmo a rimirar le stelle.