Il 25 ottobre è uscito il primo disco solista di Ettore Giuradei, Lucertola, per l’etichetta Freecom/UMA Records.
Ettore Giuradei, bresciano classe 1981, suona più o meno da sempre. A metà degli anni 2000, insieme al fratello Marco crea la band Giuradei. I due fratelli pubblicano 4 album tra il 2006 e il 2013: Panciastorie, Era che così, la Repubblica del Sole e Giuradei.
Dopo il 2013 i due suonano, compongono, creano e nel 2018 danno vita ad un progetto che noi abbiamo amato alla follia. Insieme a Luca Ferrari dei Verdena e Carmelo Pipitone formano i Dunk e pubblicano l’omonimo album. Il tour vede anche la partecipazione di Riccardo Tesio dei Marlene Kuntz. Mica cacchi!
Ma Ettore, il maggiore dei fratelli Giuradei, sta pensando a crear qualcosa di personale, il primo disco solista è già nella sua mente da diverso tempo e aspetta solo il giusto momento per venire allo scoperto.
La poesia della musica di Ettore Giuradei passa anche dalla concezione del modo di fare musica. I musicisti che hanno collaborato al disco, Giacomo Papetti e Fidel Fogaroli, non hanno ricevuto partiture o brani da studiare, hanno solamente ascoltato i provini del brano registrati da Ettore con chitarra e voce e hanno sperimentato.
Durante le take dei brani, con il tasto REC sempre premuto, hanno dato vita a quella che possiamo ascoltare nei 9 brani di Lucertola.
Un processo creativo che si ispira al lavoro del produttore Teo Macero nella realizzazione di Bitches Brew di Miles Davis.
L’album contiene 4 inediti e 5 rivisitazioni di brani che provengono dalla discografia di Ettore Giuradei. Un attimo prima di dormire è preso da Panciastorie, Prendimi un mazzo di fiorellini era presente su Era che così, Strega proviene da La Repubblica del Sole, La sconosciuta da Giuradei e La canzone dell’addio è la rivisitazione di un brano presente nell’album dei Dunk.
Invece Ferire il cuore, Lucertola, Come stai e 7 Astri sono brani inediti. 7 Astri è il brano che ha anticipato l’uscita dell’album.
Un album che si ispira al cantautorato, quello più vicino al rock, nonostante in quasi tutti i brani si rimanga su una versione acustica. Ricco di suoni che lo rendono un po’ vintage, anticato come i mobili delle taverne e un po’ impolverato come le bottiglie di vino in cantina. Ma anche intenso ed attuale, con testi che estrapolano emozioni dalle viscere.