ArtiVive post punk tra Shame e romantiche location

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Prende il via questa nuova edizione di ArtiVive, di casa per la prima serata ai Giardini Ducali di Modena. Sul palco, dopo un’overture soft e accogliente con la voce, chitarra e armonica di Heron King si cambia registro. 

Il primo live si svolge al chiosco dei giardini quando il sole sta scomparendo, in un’atmosfera molto intima durante la quale la voce soffice e avvolgente del cantautore svolge temi diversi e un omaggio ai (presenti) Goodbye Horses. Una volta messi a nostro agio è il momento di spingere sull’acceleratore con il primo concerto sul palco, targato Korobu.

La band bolognese Korobu, giovanissima formazione di musicisti già esperti, scalda il pubblico col punk noise che li ha già fatti conoscere. Il tempo di scaldare il pubblico che inizia ad assieparsi sutto le transenne, in una cornice stupenda che vede i live emergere dal verde del Giardino cittadino.

Al momento della giovanissima band headliner la luce è quasi scomparsa, lo spazio è immerso nel crepuscolo che viene scosso dall’energia detonante degli Shame. Commento a bruciapelo: se iniziano così non so come arriveranno alla fine. E infatti, complice la grinta south londinese e l’età quasi imberbe dei componenti non c’è mai un minimo calo di tensione. L’estetica anonima degli Shame passa in ultimissimo piano di fronte alla potenza del loro post punk a volte sporco, aggressivo, assolutamente impossibile da ignorare. La situazione sottopalco è ai limiti della lotta, Charlie con sputi alla birra, movimenti scoordinati e un implacabile spogliarello aizza la folla: battesimi citando il Papa, crowdsurfing stile Gesù Cristo, lancio dell’asta che ha fatto perdere anni di vita al tecnico di palco (da santificare, a nostro avviso). In un’ora e mezza gli Shame tagliano con l’accetta una scaletta vorticosa.

ArtiVive inizia col botto unendo punk e location romantica. Imperdibile il resto del programma.

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