CULT_Alosi

Alosi racconta quando la decostruzione del mondo conosciuto diventa Cult

Esce oggi il nuovo (e secondo) album di Alosi: Cult. Il disco, che segue 1985, è un inno alla libertà creativa con collaborazioni diverse e, conferma Alosi, sincere: dal reggae di Stevie Culture al blues elettrico di Adriano Viterbini o il cantautorato più classico con Massaroni Pianoforti.

Un album che contiene canzoni per me importanti scatenate da emozioni forti e contrastanti. Emozioni generate dagli avvenimenti esterni degli ultimi anni e dalla mia esperienza di vita. Così ogni canzone ha il proprio mondo  personale, ognuno diverso dall’altro e colmo di uno spirito di resistenza e resilienza“.

 

1.Cult è il tuo secondo album a 4 anni di distanza da 1985, album d’esordio come solista. Il mondo è completamente cambiato nel frattempo, e il tuo modo di fare musica come è cambiato?

E’ diventato più urgente. Pochi esercizi di stile e molte viscere. La volontà di essere creativi per me è più in primo piano di sempre. Mettere emozioni che siano vere e profonde nelle canzoni è il motivo stesso per continuare a fare musica in un certo modo, sempre fra le righe e lontano da schemi preconfezionati.

2.Gli album da solista arrivano dopo un’importante carriera con Il Pan del Diavolo, cosa ti porti di quel progetto in questo come Alosi?

un grande bagaglio musicale, quello è sempre con me. Dopo tanti album è impossibile e neanche  necessario cancellare le tracce di ciò che è stato. Lo stile, gli incontri e l’esperienza accumulata rappresentato un tesoro importante da cui poter attingere quando serve.

3.Cult contiene 8 tracce che spaziano molto dal punto di vista musicale, quali sono le influenze principali e qual è il legame che le tiene unite in questo album?

Le influenze principali sono state le persone e i musicisti che hanno gravitato intorno a me negli ultimi anni, come Guido Tronconi dei Downtown studios (dove ho lavorato come producer negli ultimi due anni), che suonava reggae o Jeff Anderson mio amico americano trasferitosi in Italia che con la chitarra in mano incanta con un bel folk Americano. Le mie vicende personali hanno creato il giusto sfondo per un terreno musicale fertile. Sono decisamente quelle che tengono unito lo spirito dell’album. Banalmente crescere, avere dei figli e vedere la decostruzione del mondo che eravamo abituati a conoscere possono far arrendere o arricchirci. Spero sia  questo’ultimo il risultato, non smettiamo di lottare per quello in cui crediamo”fighting till the end” canta Stevie Culture in Downtown.

4.Le 8 tracce dell’album sono tutte (o quasi) molto intime e personali, cosa ci racconti nelle tracce di Cult?

Le canzoni di Cult sono il mio personale percorso verso la liberazione musicale. Alcune tracce  rappresentano il bisogno di andare nel profondo e altre invece la necessità di esplodere con un urlo di liberazione. I brani raccolgono collaborazioni sincere come quelle con Viterbini o Massaroni Pianoforti che non hanno nulla di studiato a tavolino e in ogni pezzo sento che la contaminazione è stato il tema costante della trama musicale.

5.Nei prossimi giorni sarai in concerto a Bologna, dove altro potremo vederti prossimamente? Cosa possiamo aspettarci da un tuo live?

Abbiamo fatto dei live di prova con la mia band e il risultato migliore è sempre quello più diretto possibile, il più selvaggio. Il linguaggio del rock n roll non cambia. Posso aggiungere che sono particolarmente contento di tornare a suonare in Sicilia, a Palermo ultimo concerto risale al 2017.

Alosi Cult

Biografia di Alosi:

Pietro Alessandro Alosi nato a Palermo inizia la propria attività artistica nel 2007 come autore, voce e chitarra del duo Il Pan del Diavolo; subito il duo attira l’attenzione per la proposta originale, nel 2012 pubblicano l’album Piombo Polvere e Carbone. Due anni dopo in Arizona con Antonio Gramentieri scolpiscono un sound unico nel suo genere per l’album Folkrockaboom. Nel 2015 Alosi inizia la propria attività di produttore artistico con la  produzione dell’album di debutto di Cappadonia  “Orecchie da elefante”. Alosi è anche coautore di alcuni importanti nomi del panorama indipendente come Motta (premio Tenco opera prima 2016) e Tre Allegri Ragazzi Morti, con ”Inumani” anch’esso in nomination al Tenco  quell’anno. Dal 2017 oltre alla carriera artistica inizia a lavorare in studio di registrazione come produttore.
Nel 2019 pubblica il suo primo album solista 1985 (La Tempesta), ottimamente accolto dalla critica e dal vivo  opening act del tour solista di Piero Pelù. Il 20 ottobre 2022 esce il singolo “Downtown feat. Stevie Culture”, mentre il 24 novembre esce “Blues animale feat Adriano Viterbini” anticipazioni dell’album Cult.