The Miseducation of Lauryn Hill @ Parma

L’apparizione di Parma: vent’anni di “The Miseducation of Lauryn Hill”

Venerdì scorso abbiamo infilato l’autostrada del Sole con tanto vento e altrettanta calma. Dopo una giornata grigia, siamo partiti in una serata sempre più minacciosa con gli occhi puntati in direzione Parma sperando in cieli migliori ma con la lieve sensazione di un doccia fredda imminente. Senza troppa fretta. Perché ci siamo abituati ad aspettarla Ms. Lauryn Hill, non solo sul calendario ma anche sotto il palco dove, quando ormai non ci credi neanche più che possa arrivare, compare con tutta la sua eleganza o l’energia o il carisma, o tutto insieme, e ti dimentichi dell’attesa.

Come spesso accade, abbiamo dovuto rivedere le aspettative. Ritirati i biglietti con appena un quarto d’ora di ‘umano’ ritardo e raggiunto il palco – al centro il mitico divanetto stile impero – abbiamo avuto appena il tempo di renderci conto della situazione e ritagliarci un piccolo spazio prima che il dj iniziasse la sua rap session aprendo con Snoop Dogg. In un attimo il pubblico composto e ‘numerato’ della Cittadella ha fatto l’unica cosa naturale: si è alzato e ha raggiunto il palco ballando. Un’unico movimento sincronizzato e determinato. Spazio vivibile dimezzato, temperatura dell’atmosfera perfetta. Ci siamo scaldati e abbiamo iniziato a muoverci a ritmo senza avere il tempo di stancarci perché – seconda sorpresa – non più di mezz’ora dopo Lei era sul palco! Una nuvola bianca con cappello nero, fuseaux leopardati, occhialoni dorati e orecchini che potrebbero stare in una vetrina di Cartier. E come da copione, perfezionista e professionale com’è, il suo primo gesto è stato uno dei mille che ha continuato a fare per tutto il concerto: un’indicazione tra la fretta e la stizza diretta ad uno dei tanti collaboratori che devono imparare a starle dietro nei continui aggiustamenti del suono e del volume. E niente… Everything is everything.

Quasi un manifesto della ragione per la quale siamo qui, la celebrazione dei 20 anni dell’album solista di Ms. Hill, della sua Miseducation (nella sua unica data italiana!!!). Niente di nuovo, come si sa, ma tutto quasi irriconoscibile, decostruito e rappato senza sosta per un’ora e mezzo di concerto. Anche l’immancabile divanetto, che solitamente accoglie le performance più intimistiche, ha fatto quasi solo da sfondo. Lauryn Hill non si è mai fermata, non ha lasciato andare un attimo la concentrazione, mai ha smesso di dare istruzioni, tenere il tempo con tutto il corpo o prestare attenzione al suo pubblico. Un’onda di persone, le più diverse, che si sono mosse in armonia con le tre splendide coriste, un po’ vintage, un po’ classiche, diversissime tra loro e infinitamente eleganti.

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Noi abbiamo deciso di vivercelo dal fondo questo magico momento, godendoci il palco e il prato in contemporanea. Nel punto in cui la prospettiva è più ampia, i bambini giocano, qualcuno si siede per terra e qualcun altro balla. E su Can’t take my eyes off you abbiamo ballato anche noi. È una delle incursioni fuori album che ci è piaciuta di più, insieme a Ready or not presa in prestito dai Fugees e Killing me softly with his song (cover del brano, classe 1971, portato al successo da Roberta Flack due anni dopo).
Ben lontano dalle aspettative anche la conclusione della serata quando sul palco sono rimasti solo i musicisti per accompagnare in versione strumentale l’incontro dell’artista con il suo pubblico: Lauryn Hill ha chiuso sul prato firmando autografi su cd, biglietti, magliette, zaini e qualunque altra superficie disponibile. E solo in quel momento così eccezionale e altrettanto ordinario ci siamo resi conto della pace calata sulle persone e nell’aria.
Grazie Ms. L. H. e grazie Parma.