Oremèta e la Saudade nel disco d’esordio

Saudade è il primo album del trio Oremèta, 3 amici che han trasformato il lockdown in un’occasione di raccontarsi in musica.

Giulio, Chiara e Dario vivono nello stesso condominio affacciato sul mare a Ostia Lido, nel 2020 si sono ritrovati a condividere molto più tempo insieme di quanto avessero mai fatto e “per continuare a sentirci vivi ci siamo siamo stretti gli uni agli altri e ci siamo raccontati i ricordi” dicono.

Così, tra accordi di chitarre, arrangiamenti hip-hop, influenze sudamericane e anni ’90 gli Oremèta hanno iniziato a mettere in musica i loro ricordi, i loro racconti e le loro emozioni. Il risultato è un album composto di 10 tracce, semplici ma in grado di raccontarci molto ed anche se si tratta perlopiù di cose personali, riesce a coinvolgerci e a farci pensare che racconti un po’ di ognuno di noi.

L’album è uscito il 15 gennaio 2021 per la Glory Hole Records, oggi, lunedì 18 gennaio 2021 ve lo raccontiamo su Radio Città Fujiko alle 16.30

L’album si apre con Bakarak, ispirato da una domanda rivolta ad un ragazzo congolese che durante una lezione raccontò di saper parlare 3 lingue – in che lingua sogni? – gli chiesero e quella domanda suonò incredibilmente poetica. In questo brano c’è uno dei due featuring dell’album, quello di Dj Less One agli scratch.

Quarantena nasce durante il lockdown e narra di abbracci e incontri resi impossibili. Pangea, con i suo beat e il cantato hip-hop ci rimanda anni indietro, si aggiunge la voce di un altro featuring, quello della voce di Soulclore.

Durante quella che è ormai definita la prima ondata insieme agli arcobaleni, sui balconi c’erano anche musicisti che alle 18 si ritrovavano a cantare e ad ascoltarsi da lontano, da qui nasce Se alle Sei. Meta nasce ad inizio estate 2020, dalla felicità di potersi guardare da vicino, toccare la sabbia.

Saudade, che dà il titolo all’album, è un termine che in portoghese brasiliano si pronuncia Saudagi (più o meno) ed è un sentimento di nostalgia, malinconia e desiderio di ritorvare qualcosa del passato. E’ un brano scritto durante un viaggio nel nord-est del Brasile nel 2019, su una spiaggia, riflettendo su come il progresso è in grado di inghiottire intere popolazioni.

Dopo il parlato rabbioso di Interludio, che chiude il discorso intrapreso con Saudade si passa a Passaporto, uno sfogo scritto dopo aver letto “le vene aperte dell’America Latina” di Edoardo Galeano, la storia riscritta dagli oppressi anzichè dai vincitori.

Diario è un brano che ci riporta in Italia, nell’Italia del 2018 infangata dal fascismo e da un governo razzista. Il pezzo più politicamente schierato dell’album, potremmo definirlo combat-rap nonostante gli ottoni in sottofondo.

L’album si chiude con Costa Nova, che riprende il tema della lontananza durante il primo lockdown, attraverso le chiamate ad amici lontani che chiedevano a noi italiani come stessimo.