Destrage “Portiamo il metal italiano nel mondo, per l’ultima volta”

I Destrage sono una band metal milanese formatasi nel 2005 che ha annunciato il ritiro dalle scene

I Destrage si formano nel 2005 a Milano e si caratterizzano per la musica metal che spazia dal prog al Thrash. Hanno all’attivo 6 album, Urban Being (2007), The King Is Fat ‘n’ Old (2010), Are You Kidding Me? No. (2014), A Means to No End (2016), The Chosen One (2019), So Much. Too Much (2022). Ora hanno annunciato l’ultimo tour che è passato poco più di una settimana fa dal Locomotiv di Bologna e che vedrà un’ultima data il 20 ottobre 2024 a Milano.

Abbiamo intervistato Paolo Colavolpe, voce dei Destrage.

1. Ciao Paolo, Mat, Fede, Ralph, è recentissima la notizia del vostro “futuro scioglimento” che da Bologna nel giro di poco meno di un anno vi porterà a salutare i fan tra Regno Unito, Giappone ed Italia. Alla lettura dell’annuncio emerge un amore profondissimo per la band, cosa hanno significato per ognuno di voi i Destrage?

Destrage ha significato un sacco di cose, crescita umana, professionale oltre che artistica. Sono più gli anni dentro i Destrage che fuori, quindi potete immaginare cosa abbia significato. E’ sostanzialmente il motivo per cui abbiamo deciso di fermarci ora; non pensiamo di poter dare abbastanza attenzioni, abbastanza tempo a un progetto che per cui è sempre servito il 120% delle nostre forze.

2. 6 dischi in poco meno di venti anni, tra i quali “ Are You Kidding Me? No.” (NdA disco culto della band milanese), oltre le collaborazioni importanti, di quel periodo (2013/2014) qual è il ricordo più intenso che conservate?

Di quel periodo il ricordo più intenso che conservo è il release party di “Are you kidding me? No.” dove avevamo preso questo club da 500 persone senza far prevendite o altro. Una festa lanciata su Facebook dei Destrage ed è stato un delirio, sono rimaste fuori quasi 300 persone, una situazione che nessuno si aspettava, nè noi nè il booking. Ci ha dato quella sensazione che qualcosa stesse cambiando, che l’attenzione per la nostra musica fosse cambiata.

3. Periphery, Meshuggah, Slipknot, Protest the Hero, Devin Townsend, Mattias IA Eklundh. Il vostro “curriculum vitae” racconta di palchi, open act e collaborazioni importanti per la scena metal e un orgoglio per i traguardi raggiunti per noi metalhead italiane; quale di queste realtà vi ha più sorpreso e come mai?

Tra tutte queste band, che dire, tutti artisti incredibili, tutte persone stupende. Noi con Periphery e Protest The Hero abbiamo stretto un rapporto che non è solo artistico ma è un rapporto di amicizia, quindi menzione speciale per loro e aggiungo i Contortionist con cui abbiamo fatto un paio di tour fantastici, professionisti incredibili e persone stupende. Tra tutti questi, se devo dirne uno, i Protest The Hero perchè sono i primi che abbiamo conosciuto di persona, dopo aver ascoltato per anni i loro dischi, questa cosa è stata per noi bellissima e poi sono persone stupende. Siamo sempre stati fortunati comunque se penso alla gente con cui abbiamo suonato.

4. Ad ogni artista che ho la possibilità di incontrare chiedo una semplice domanda, non tanto chi vi ha influenzato maggiormente ma qual è stato il concerto più emozionante al quale avete partecipato da spettatori?

Il concerto che mi ha emozionato di più da spettatore? Ce ne sono tanti, forse nel metal l’ultimo concerto dei Nevermore dove la sofferenza di Warre Dane era molto forte, era un periodo in cui stava cercando di uscire dalla dipendenza dall’alcol e quel concerto era effettivamente l’ultima volta in cui avrei potuto vedere quella band che ha raccolto molto di meno di quello che ha seminato per la scena metal. Aggiungo un altro, i Prodigy che ho visto all’Alcatraz di Milano, il primo senza Keith e devo dire che mi sono commosso quando hanno fatto un tributo a lui con Firestarter. Una scelta incredibile con il suo ologramma, le luci e tutto.