Venerdì 8 giugno a farla da padrona a Zona Roveri Music Factory di Bologna è il punk degli Anti-Flag.
La serata apre alla grande con la punk band Second Youth proveniente un po’ da Londra un po’ da Cagliari. La sala non è affollatissima, del resto la prima settimana di giugno a Bologna regala moltissime possibilità e gli Anti Flag sono solo una di queste. Ma per quelli che come hanno iniziato ad ascoltare e suonare punk all’inizio del terzo millennio, (sì sono vecchio e nostalgico) gli Anti Flag rappresentano una band fondamentale.
Nonostante la band di Pittsburgh, Pennsylvania, sia attiva da 30 anni, sin dal 1988, e abbia all’attivo ben 12 album in studio, sul palco appaiono dei ragazzi estremamente carichi. E la carica passa dal palco anche sulla piccola folla che poga sotto palco ininterrottamente.
In mezzo al pogo, a dimostrazione del fatto che un concerto punk è adatto per ogni occasione, un ragazzo vestito da puzzola festeggia il suo addio al celibato. Chissà se dopo i lividi riportati nel pogo e il sudore creato all’interno di quel pesante costume, la moglie lo vorrà ancora.
Quando salgono sul palco, gli Anti Flag, sembrano i ragazzi di sempre. Chris al basso sfoggia una maglia bianca con la scritta Fuckin Nazis mentre il resto della band è in nero, come sempre.
Cantano, urlano, pestano sugli strumenti come han sempre fatto e il pubblico poga dal primo all’ultimo pezzo, da quelli più recenti come When the wall falls alle più conosciute come Die for the government passando per One trillion dollars. The press corpse, Turncoat, This is the end, il pubblico non perde un pezzo, le gole si squarciano e le spalle si riempiono di lividi, come è giusto che sia. Un po’ di amarezza per la mancanza in scaletta di Underground Network e Post war breakout.
Per l’ultimo pezzo la batteria viene smontata e rimontata in mezzo alla folla, Chris al basso ci sale in piedi e la folla urla insieme a tutta la band. Gli Anti Flag hanno dimostrato che Punk’s not dead e che ne abbiamo sempre, estremo bisogno.