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Ruggisce “Il Leone Verde” nel disco di Riccardo Morandini

Venerdì 15 aprile è uscito l’album Il leone verde, ultima fatica di Riccardo Morandini.

Nei disco Il Leone Verde è rappresentato nell’atto di divorare il sole, che è il simbolo alchemico del vetriolo: un solvente in grado di fondere anche il metallo più tenace (l’oro simboleggiato dal sole). Nell’interpretazione psicanalitica dei processi alchemici, ciò può voler dire ammorbidire gli aspetti più duri dell’Ego. E’ questo infatti il filo conduttore che attraversa il disco, composto da sette tracce profonde.

Dopo avere pubblicato un primo EP, “Eden” a febbraio 2021, Riccardo Morandini fa il suo debutto con l’album Il Leone verde. Il disco è stato coprodotto artisticamente da Franco Naddei.

Per scoprire meglio la sua musica abbiamo deciso di fargli qualche domanda e farci raccontare questo nuovo lavoro.

1)Il tuo album “il Leone verde” è uscito da pochissimo, il 15 aprile. Iniziamo dal titolo: chi è il leone verde? Ha più significati e tutti molto profondi, ci pare!

Il Leone Verde rappresentato nell’atto di divorare il sole, è il simbolo alchemico del vetriolo: un solvente in grado di fondere anche il metallo più tenace (l’oro simboleggiato dal sole). Nell’interpretazione psicanalitica dei processi alchemici, ciò può voler dire ammorbidire gli aspetti più duri dell’Ego. E’ questo infatti il filo conduttore che attraversa il disco.

2)Questo lavoro arriva dopo un primo ep datato 2021. E’ passato quindi poco più di un anno tra le due uscite. Qual’è stata la tua urgenza nel lavorare a “Il leone verde” e quali sono state le suggestioni racchiuse nelle 7 tracce?

Sicuramente c’è stata l’urgenza di dare un seguito alla prima uscita che avevo vissuto come un esperimento, essendomi fino ad allora limitato al ruolo di strumentista. Volevo anche mettere insieme un repertorio più esteso per poter sostenere uno spettacolo dal vivo e capire meglio come mi sentivo in questa identità “cantautorale”. Per quanto riguarda le suggestioni che attraversano i brani, “Immagine”, la prima traccia, funge da preludio, presentando il vivere per l’immagine di sé, per le identificazioni, nello specchio di Narciso. Gli altri brani invece suggeriscono degli stratagemmi per evadere da questa prigione egoistica. E quindi la solidarietà e il rivolgersi al prossimo (“Unione”), l’ebbrezza (“Menade”), l’amore (“Farfalle e candele”), la spiritualità (“Candida rosa”) l’arte (“Sole dei sensi”), la natura (“Luce sulla collina”) sono i balsami che ci aiutano a rendere più tollerabile il peso dell’Io.

3)L’album è stato registrato in studio completamente in analogica, una scelta controcorrente rispetto a molta della discografia main stream. cosa ha guidato questa scelta?

La scelta di registrare in analogico è dovuta alla lunga frequentazione dello studio l’Amor mio non muore di Forlì. Nel disco le tastiere sono suonate da Alberto Bazzoli, uno dei soci fondatori, insieme a Roberto Villa che ha suonato il basso in un paio di tracce. Inoltre è stato registrato e co-prodotto da Franco Naddei, anch’egli tra i soci dello studio. E’ un’ambiente molto piacevole dal punto di vista umano, un parco giochi per i feticisti dell’attrezzatura vintage e, pur nell’eterogeneità delle estetiche, i musicisti che lo frequentano hanno un approccio comune. Il passaggio su nastro poi dà una pasta sonora molto calda e morbida che è il coronamento di queste ottime premesse.

4) Il tuo sound è molto particolare, lontano da quello che passa nelle radio commerciali. Quali sono state le tue influenze e gli artisti che ti hanno maggiormente segnato?

Nel cantautorato “classico” l’autore che apprezzo di più è senza dubbio Battiato, anche se il mio sound è molto diverso. La vicinanza è più contenutistica, infatti le tematiche tra il filosofico e il mistico sono quelle che hanno sempre maggiormente attratto la mia attenzione. A livello sonoro sono più vicino al prog e alla psichedelia anni ’70, con qualche reminiscenza folk ogni tanto. Sul mio profilo Spotify c’è una playlist con gli artisti che mi hanno influenzato di più nella scrittura del Leone Verde: ci sono i Radiohead, gli Area, i King Crimson, i CSI, Battiato, i Beatles..

5) “Il leone verde è un lavoro molto profondo”, pensi che la tua musica proseguirà verso queste direzioni il futuro o sei aperto a diverse suggestioni e hai già in mente progetti futuri?

Nel prossimo disco vorrei concentrarmi di più sul groove. Magari comporre partendo dalla ritmica invece che dal classico piano e voce o chitarra e voce. Dal punto di vista testuale sono tentato dal flusso di coscienza per immagini, senza impegnarmi in un lavoro programmatico con contenuti precisi. Altre volte mi viene voglia di scrivere dei testi molto politicizzati e “punk” su delle musiche belle ruvide. Vedremo cosa verrà fuori!

6) Nei prossimi mesi hai date o partecipazioni già fissate per questa stagione estiva?

Purtroppo ho ancora molte cose in forse, tra cui la partecipazione ad un paio di contest. L’unica data confermata è la presentazione del disco a Bologna l’8 Giugno al Circolo Dev.