Dal 10 al 13 ottobre 2024 a Bologna si è tenuta la 15^ edizione di Robot elettronica dal sapore internazionale
Oramai è tradizione. In Ottobre a Bologna spopola uno dei festival elettronici più importanti d’Italia, il ROBOT Festival. Per rimanere fedeli alla tradizione eccomi qui che vi racconto in poche parole come è andata la quindicesima edizione al DUMBO di Sabato 12 Ottobre. Lasciatemi dire a proposito del luogo che fin dai primi passi d’approccio il fare a cui siamo stati esposti è in linea con l’approccio “clubbing” teutonico e molto meno con il concetto libertario di divertimento. Questo già lo sapevamo e quindi bando al pippone.
L’artista di punta della prima parte di serata è stata Daniela Pes. Per chi volesse ne ho già parlato qui: “il viaggio etereo di Daniela Pes“. Al binario centrale si abbassano le luci quando siamo tantissimi in attesa dell’artista sarda. Inizia con un vero e proprio live. Ci culla e ci scuote con una potente melodia litanica. Evoca paesaggi interiori e li disintegra con cori e decise percussioni tribali. La folla talora in rispettoso silenzio scoppia in grandi acclamazioni tra un pezzo e l’altro. Che magnifico modo per scaldare la serata.
Con la combriccola ci si sposta a prendere un po’ d’aria e notiamo con stupore che ci sono punti d’acqua gratuiti. Entriamo quindi nella temporanea richiamati da un sound che destava furbetta curiosità. Era TOCCORORO che agitava la folla con un piacevole mix di Tribal House e electro latina! Non si può scappare dal richiamo del colorato movimento del bacino ed è una buona scusa per ordinare una birretta al bar interno.
“Ma rega di là c’è KOKOKO!” “Ah ok. Andiamo di là!” Presi da questi giochi allitteranti abbiamo lasciato TOCCORORO per KOKOKO!. Disagio danzante. Ci chiedevamo cosa fosse quello che stavamo ascoltando. Sono due tizi afro incazzatissimi su musica balcantribale. Si mi sono inventato il termine ma non saprei descriverlo meglio. Sono presi benissimo e noi non sappiamo null’altro. Leggerò successivamente che vengono dalla Repubblica Democratica del Congo e che come collettivo animavano feste nei sobborghi della capitale Kinshasa. Ore 00.30. Ci serve altra arietta per prepararci alla parte più gustosa della notte.
Max Cooper entra quando anche io trovo (grazie boccata d’aria 2 😉 ) uno stato mentale più consono. Il dottore di ricerca in biologia sale in consolle e la sua elettronica è finemente studiata, affascinante. La musica è affiancata da visual art armonica, strutture geometriche che si avvicendano a fotogrammi terracquei. Sicuramente non un’esperienza facile e immediata, siamo più nei confini dell’esperienza totale. Un netto stacco con il precedente mood danzereccio.
Rimango solo anche se nella folla. Sarà perché sono le 3? Un giro solitario per la fauna e la flora notturna del quadrivio dumbesco e mi preparo all’ultimo sorso. Modeselektor. Che dire. Il duo berlinese spacca da subito con la sua classicità. Classicità che non è vecchiaia ma testimonianza e resistenza vivente della storia presente. Classicità che si fa postmodernità. Sebastian Szary e Gernot Bronsert conosciutosi ad un rave post caduta del muro di Berlino. Splendidi accenni alle arie di Kreuzberg poi bassi veri e drum machine. Comunque un duo che non teme per niente il melting fino alla trance. Beh non c’è nient’altro da aggiungere, vado a letto soddisfatto.
Torno l’anno prossimo? Si!
di Gianmarco Ferrari