Gli Offlaga Disco Pax sono come i barattolino aria di Napoli. Non credi che possano realmente esistere eppure….eppure un live della band reggiana è un ventata d’aria tagliente come il freddo russo, come la piattezza della pianura Emiliana. E, come aveva detto proprio Max Collini nell’intervista rilasciata a Mauro, una risposta.
Nella distorsione melodica, nella voce piatta e costante come un meccanismo della zona industriale delle pianure padane, si nasconde una vorticosa necessità politica di sincerità.
Gli Offlaga Disco Pax aprono una botola su un pensiero sepolto negli anni, che però sobbolle negli animi che ancora vagano in cerca di una collocazione culturale e soprattutto politica.
È davvero esistito il pensiero di sinistra come lo raccontano gli Offlaga Disco Pax? Capaci di parlare d’amore, di adolescenza, di stragi, la marca inconfondibile che traccia una linea da Socialismo Tascabile in poi ci mostra come ci sia una necessità nostalgica, utopica, che si concretizza in tre sold out nella (ormai ex?) rossa Bologna.
La prima data mostra volti illuminati di generazioni diverse, ma non così passate, segno di una scoperta o riscoperta della band icona di un genere ben preciso, solo loro, e anche forse un po’ nostro. Un caos ordinato, fastidioso, ma piacevole, parlato ma ritmico.
Un’ora e mezza di live dove non mancano battute (“Negli anni’70 c’erano molti fascisti. Un po’ come adesso”), riferimenti allo scomparso Enrico Fontanelli, sempre fatti con ironia.
Una data del “collettivo neosensibilista contrario alla democrazia nei sentimenti” che non va persa.