Nicola Conte “la musica per me è rivoluzione”

Serata intensissima sabato 15 marzo allo Sghetto. Nicola Conte, Cloud Danko e Katzuma per la serata GoBang!

Abbiamo intervistato Nicola Conte che sabato sera porterà la sua musica allo Sghetto Club di Bologna.

1 – Non solo musica, ma un’esperienza che accende l’anima, così è stata definita la tua serata. Qual è la ricetta e quali sono gli ingredienti che porti sul palco?

Per raccontarvi dei sentimenti racchiusi nei set mi avvarrò di un verbo in inglese: Uplifting, in quanto esso racchiude lo spirito che ricerco nella musica prestando sin anche attenzione, nel caso di brani vocali, al messaggio. L’idea è di unire le persone attraverso il sound in modo più profondo. L’arte è per me rivoluzione e non intrattenimento. Poi c’è una ricerca costante di brani oscuri o di nuove produzioni che abbiano queste caratteristiche. Il focus su ritmi Tribali , Afro fusi al Soul o alla Disco, all’House o al Jazz disegna una sorta di Primitivismo Spirituale ed Astratto lontano anni luce dalla cultura massificata e di tendenza. La connessione con le persone , il flusso di energia fanno il resto. Infine il vinile, l’analogico contrapposto al digitale . Umanesimo in una parola.

2 – Sei in consolle (e non solo) dagli anni ’80. Com’è cambiata la tua musica, le tue influenze in questi anni? E in pubblico, soprattutto in Italia, è cambiato?

In realtà i miei inizi rilevanti partono dai primi anni ’90 con quella operazione che si chiamava FEZ. La musica si è evoluta più che cambiata riaffermando la passione per il Jazz coniugato con le musiche del mondo da quella Brasiliana a quella Africana spesso ridisegnate con una estetica Europea. Si succedono generazioni, il contesto storico e quindi il modo di “sentire ” la musica muta ma nella essenza profonda è il medesimo.

L’Italia vive da anni una stagnazione culturale , un appiattimento favorito dal consumismo dal condizionamento dei media vecchi e nuovi. Tuttavia proprio nei momenti più bui alcune luci si intravedono nell’orizzonte. Il nostro ruolo è trasmettere, condividere conoscenza.

3 – Quali sono i luoghi che ti hanno maggiormente influenzato a livello creativo?

Londra nel corso degli anni dai tempi del liceo poi di volta in volta il Giappone, l’Africa solo per nominarne alcuni e l’Italia metafisicamente di un altro tempo.

4 – Quando e come hai pensato ad un mix così particolare che facesse incontrare jazz e culture?

Da sempre suonare jazz per il dancefloor è stato per me un mantra lo sentivo come una idea innovativa e di libertà, un modo per fare contro cultura. Così quando ho iniziato a creare musica è stato il perno sul quale agganciare le varie sperimentazioni a partire da Jet Sounds e particolarmente da NEW STANDARDS con Gianluca Petrella.

5 – Sabato sarai in consolle con Cloud Darko, come lavorate assieme, cosa possiamo aspettarci?

Con Claudio abbiamo condiviso un percorso di ricerca che dura da diversi anni , sperimentato in una serie di mix , di dj set insieme, di collezionismo ricercando quella spiritualità nella musica di cui accennavo prima. Nel club diventa un’ onda sonora fatta di ritmo, spirito ed elevazione. Passando dall’House anni ’90 a quella contemporanea all’Afro Disco ’70 da Art Blakey a Joaquin Claussell, da Roy Ayers a Fela Kuti da Ron Trent a Larry Heard e via dicendo.