Motta e la giacca di pelle allo Sziget

Scapestrato, divertente, ribelle. Se ci chiedessero di descrivere Motta probabilmente ne parleremmo in questo termini. Nell’agosto Ungherese, oltre ad informarci di essere felice di poter usare la sua giacca di pelle, il cantautore toscano ha fatto quattro chiacchiere con noi.

Era appena finito il soundcheck, che noi avevamo seguito con un bicchiere freschissimo in mano, accoccolati all’ombra sul parto davanti allo Europe Stage dello Sziget Festival. Mentre la band e i tecnici si affannavano sul palco noi provavamo ad immaginare quel prato da li a poche ore, pieno zeppo di fan di Motta. Lui non sembrava invero troppo preoccupato, è sgattaiolato giù dal palco per fare qualche foto con tre fan che hanno rischiato lo svenimento (e non per il caldo) e poi si è seduto con noi, sotto un ombrellone a fumarsi una sigaretta.

L’intervista non è nemmeno sembrata una cosa seria, o meglio, sembrava di chiacchierare con una nuova conoscenza, una cosa che capita abbastanza spesso nei giorni sull’isola di Obuda. Sarà che Francesco Motta è uno alla mano, di quelli capaci di farti sorridere e metterti a tuo agio. O forse sarà che siamo coetanei, e di questo dettaglio la sua musica è un po’ costruita: l’avere trent’anni, anzi superarli, e il farsi un paio di domande.

Motta sullo Europe Stage allo Sziget Festival 2018

È così che inizia la nostra serie di domande sull’inizio della sua carriera, sul primo album solista e sul secondo appena uscito, che non a caso si chiamano “La fine dei ventanni” e “Vivere o Morire”.
Dopo esserci salutati gironzoliamo un po’ e arriva l’ora del live, che seguiamo un po’ da lontano per gustarcelo meglio. Sotto il palco si registrano decibel altissimi e cedimenti strutturali da parte della platea che va in visibilio appena Motta calca il palco. Lui fa due o tre giri di palco, che sembrano i giri di campo dei corridori, incita la band, il pubblico, di nuovo la band. Sale sulla batteria mimando un Cristo in croce, riesce, batte il cinque altro al tecnico di bordo palco poi si immobilizza: in mezzo a tutta la platea, per quante persone ci siano punta Carolina, la sua ragazza, le fa un cenno e da qual momento è come se uno sciatore si fosse lanciato dalla vetta di una pista nera. Energia, carica, e tutti che cantano Sei bella Davvero, è quasi come essere  felice, del tempo che passa la felicità. Abbiamo eletto il musicista italiano che ci è piaciuto di più in questo festival.