Acieloaperto chiude alla grande con un bellissimo concerto di Manu Chao. Il racconto e le foto della serata.
La Rocca Malatestiana è un vero gioiello e ci accoglie come un faro in una Cesena sovrastata da un oceano di stelle. El chapulín solo. Manu Chao acústico è il titolo con cui Manu Chao ha deciso di percorrere l’Italia.
Nessuno si scorda la sua presenza, giusto vent’anni fa, al G8 di Genova. Neo sessantenne, insieme al chitarrista argentino Luciano Falico e al percussionista uruguaiano Mauro Mancebo chiude la nona edizione della rassegna cesenate Acieloaperto con un tutto esaurito. Un artista simbolo delle lotte alle discriminazioni e dai temi sociali che attraversano tutta la sua discografia.
Un’organizzazione impeccabile, sedie disposte ad arte, distanziamento. Uno sguardo tra noi e già sapevamo che in un concerto del genere tutta questa compostezza sarebbe durata due, massimo tre pezzi.
L’intro è una ballad dalle sonorità sudamericane, un’alba che saluta il pubblico e lo invita al risveglio. “Me llaman calle” inizia a far muovere le spalle sulle sedie. All’attacco di “La vida tómbola”, dedicata a Maradona, il pubblico inizia a ballare nel retro; non smetterà più. “Viva il calcio di tutti, quello dei quartieri!” urla dal palco.
Manu fin dai primi pezzi chiama Cesena, la invita a scaldarsi a cantare, ad urlare, con la sua patchanka e i mille colori folk. Ci sono bandiere del Movimiento 26 de Julio, così chiamato dalla data dell’attacco alla caserma Moncada a Santiago di Cuba, uno degli episodi più importanti della rivoluzione cubana. L’entusiasmo è straripante con buona pace delle norme Covid. La birra inizia a scorrere e i brani sembrano avere durate infinite. Il ritmo si alterna tra percussioni afro, richiami puramente reggae e bolero. Siamo tutti dignitosamente [cit. ;)] danzerecci.
La seconda parte di scaletta ripercorre i maggiori successi dei Mano Negra e di Manu solista, intervallati dall’immancabile gioia ossessiva del brano “Pinocchio” che innalza la follia rituale. Le sedie formano ora piccole torri dalle quali alcuni si lanciano in cubismi intimisti o video sopraelevati. Señor Matanza, Otro mundo, Malegría, Todo llegará, Mr. Bobby, Je ne t’aime plus, Bongo Bong, Clandestino, Bienvenida a Tijuana, Desaparecido si chiamano a vicenda. Non siamo riusciti a tenere traccia del bis, non finiva più, i tre sul palco si divertivano e la gente sotto era in festa.
Tutto si conclude con un grande respiro. Manu, Luciano e Mauro salutano Cesena per l’ennesima volta, costretti dall’orario. Molte persone, ad onor del vero, ballavano in solitudine ed è stato emozionante vedere la vita che scoppiava rispettosa. Il trio sul palco ha saputo evocare e far brillare energia a acieloaperto.
Si chiude così Acieloaperto, una rassegna in grande stile iniziata a giugno con Willie Peyote che per tutta estate ha arricchito il cesenate di ottima musica italiana e internazionale.