Il disco “Vulcani in Pace” è la prima collaborazione ufficiale tra CATTANEO e Marco Parente, un insieme di emozioni e suoni che coinvolgono l’ascoltatore a livello sensoriale, con eleganza e dolcezza, leggerezza e fragilità.
“VULCANI IN PACE” mette in contrasto due idee opposte: il vulcano ci
rimanda un’immagine di distruzione, caos, potenza esplosiva, tutto il
contrario rispetto alle immagini che evoca in noi la parola “pace”. Le
canzoni ci accarezzano con delicatezza e incisione, lasciando il segno
nella nostra fragilità. Questa la sintesi della prima collaborazione
artistica ufficiale tra i due autori.
Abbiamo raggiunto i due artisti per farci raccontare il loro progetto!
Non bisognerebbe mai parlare e ancora meno spiegare una canzone, un quadro, una poesia, un film, sarebbe come tradire un segreto, un patto tra due amici avvenuto chissà quando chissà dove in un pomeriggio d’estate. Dunque provandoci non posso che depistarmi. E adesso di cosa parliamo? Della collaborazione tra Cattaneo e Marco Parente. Com’è nata?
MP: È nata perché prima o poi le persone con lo stesso sottile senso dell’umorismo e un certo gusto estetico finiscono per ritrovarsi. È l’unico modo di difendersi… e forse, momentaneamente, salvarsi!
Come avete declinato il nome nelle canzoni che compongono il disco?
MP: Senza premeditazione, lasciando che l’insieme si condensasse e distillasse in poche sole parole.
Il disco è un insieme e un continuo contrapporsi. Le vostre personalità musicali sono opposti che si attraggono? Come avete lavorato ai pezzi?
MP: No, piuttosto credo siano dei simili che si attraggono. Personalmente non credo nella personalità e cerco da sempre di sbriciolarne l’io. Il modus operandi di Vulcani in Pace ne è la prova lampante: le improvvisazioni strumentali di Paolo prima, con improvvisazioni vocali con parole per niente improvvisate mie dopo. È la forma canzone che continua la sua evoluzione.
C: Da una piccola particella ne sono nate altre, in un modo talmente naturale che alla fine eravamo noi stessi stupiti del risultato. Spesso ciò che sembra opposto trova origine in una radice comune. Sono ossimori che si alimentano, proprio come il nome che abbiamo scelto per il progetto.
La parte grafica del disco ha una storia che va assolutamente raccontata. Vi va di farlo?
C: Volentieri! Le copertine dei singoli e dell’album sono fotografie di Jason deCaires Taylor, scultore e attivista per il clima che realizza opere subacquee con l’obiettivo di ripopolare gli ecosistemi marini.
Sono entrato in contatto con Jason tempo fa, grazie alla musica. Quando è nato questo progetto, ho subito pensato a queste figure e l’ho contattato. Jason ha anche realizzato la copertina di “Ukulele Songs” di Eddie Vedder.
Qual è il luogo più adatto per ascoltare questo disco?
C: Qualsiasi luogo, purchè disposti all’abbandono uscendo di casa .