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Un proposito molto post punk: intervista a Il proposito sul nuovo album

Il Proposito è il nuovo disco dell’omonima band ferrarese! Tra chitarre graffianti e un vestito scuro, il nuovo album de Il Proposito non è solare né sunny vibes, e non vuole nascondere il “luogo” di provenienza musicale della band, di matrice post-punk.

Al contempo, nonostante il graffio e il ritmo sostenuto della maggior parte dei pezzi, vuole far comprendere che non c’è bisogno, sempre e a tutti i costi, di chitarroni perché un messaggio arrivi con potenza. Fra i testi spicca “Houdini”, interpretato dallo scrittore bolognese Enrico Brizzi, che è anche autore del testo. Un disco disilluso sull’uomo contemporaneo che non sa più cosa vuole, divorato dall’insoddisfazione, ma incapace di cambiare, schiacciato dal giudizio della collettività, in una società basata su modelli ben precisi e sempre più accelerata.

Abbiamo chiesto alla band di raccontarci il nuovo lavoro omonimo!

Il 18 novembre scorso è arrivato il vostro nuovo album, dopo uno stop di diverso tempo. Prima di scoprire con voi “il Proposito”, come mai questo lungo periodo di pausa?

Il Proposito, in effetti, esce a 4 anni dal precedente disco Iphutha. Non abbiamo dilatato volutamente i tempi di scrittura e di produzione. Nel senso che non avevamo fretta, quello si, ma mettici la pandemia di mezzo, quella basta e avanza per stravolgere un po’ tutto. Inizialmente il disco sarebbe dovuto uscire in primavera 2020, poi causa pandemia e vari lock down abbiamo dovuto spostare tutto sempre più in là.
Poi, a prescindere, per questo quarto disco non avevamo “voglia” di avere fretta.

Il proposito è un album omonimo, come mai gli avete dato il vostro nome dopo tre titoli molto elaborati? Cos’è cambiato oltre al titolo nel nuovo disco?

Sembra banale, ma per quanto ci riguarda il Proposito non è mai stato più Proposito di così.
Non si è seguito nessun schema, in fase di scrittura se ci veniva una canzone più cazzuta ed estremamente vibrante la facevamo scorrere in quel modo senza farci troppe domande, allo stesso tempo se ci veniva una canzone di stampo cantautorale, cantautorale rimaneva, non abbiamo cercato di dare un filo conduttore per forza alle canzoni, nei primi tre dischi, voluto o non voluto risaltava una certa atmosfera, una certa pasta in tutto il disco, forse con Iphutha avevamo già iniziato questo processo se così lo vogliamo chiamare, processo che si è fortemente solidificato col “Il Proposito”

 Le atmosfere di questo album sono particolari, a tratti cupe, a tratti aggressive o altre volte quasi sussurrate. Che storia raccontano?

Ogni canzone ha una sua storia, non scriviamo quasi mai riflettendo in anticipo su quello che stiamo per andare a dire o fare, lo facciamo e basta, come se stessimo esorcizzando qualcosa. Scrivere è una liberazione, a volte serve a svuotarci, altre volte a spingerci a reagire a qualcosa, nel disco parliamo di ciò che conosciamo, della gente, della provincia, questo disco è pieno zeppo di sentimenti di varia natura: tutto è un risultato di una giostra di sentimenti.

In un brano in particolare si nota la penna di un “ospite” nel vostro album. Com’è nata questa collaborazione?

E’ nata un po’ per caso, avevamo questo giro strumentale che ci piaceva un sacco, ma non avevamo idee precise su come e cosa cantare. Poi qualcuno di noi disse: facciamola cantare ad Enrico, allora mandammo una mail (credo) al suo Manager e con nostra gran sorpresa Enrico accettò, fu davvero tutto naturale.

Oltre a “Houdini” ci sono testi molto profondi che colpiscono l’ascoltatore. Come create i vostri brani e dove prendere spunto per crearli?

Come dicevo non c’è premeditazione nella scrittura, anche volendo non lo sappiamo fare (sorride). I nostri testi sono sempre un disegno di più ramificazioni sentimentali, sono abbastanza istintivi, partono da un’emotività marcata che parla della nostra quotidianità.

Sappiamo che al momento di registrare “Il proposito” è intervenuto un agente esterno, che tutti conosciamo. Questo periodo ha influenzato alcuni brani o sono rimasti fedeli alla versione originale?

Si, in effetti sono stati sostituiti 3 brani alla track list iniziale: nello specifico *farci male *inferno circolare e *settembre sono nate tutte in quel periodo. Ma oltre a questa “sostituzione” le restanti canzoni sono rimaste tutte fedeli alle pre produzioni.

La vostra band nasce a Ferrara. Cosa porta dentro alla vostra musica questa città e questo territorio?

Beh, la provincia della provincia, Ferrara è piccola e noi siamo tutti e quattro cresciuti nella provincia tra Ferrara e Bologna, tra motorini e stradoni di ghiaia.
Penso ci sia un fantasma buono che vive dentro alle nostre canzoni, a volte puoi odiare il posto da dove vieni, altre volte lo ami più di qualsiasi altra cosa.
Alla domanda: se abitassimo in Sardegna le nostre canzoni suonerebbero uguale? non credo.
Diciamo che dentro la nostra musica esiste una “licenza di passaggio” tutta Emiliana, del tipo: ok, questo è stato fatto lì.

L’immagine che vi presenta è fortemente ironica e anche un po’ retrò. La copertina del proposito invece sembra un’opera d’avanguardia. Cosa racconta? Chi lavora alla parte visuale del vostro progetto?

Ci fa piacere tu l’abbia chiesto.
La copertina del disco è stata concepita e disegnata da Alberto Lembo, un artista Naif che ha base in Sardegna. Aveva già lavorato con noi in precedenza realizzando delle locandine per i nostri live, negli anni è nata una vera e propria amicizia e al momento di scegliare chi coinvolgere per la copertina ci è venuto in mente Alberto.

copertina-Il Proposito
copertina-Il Proposito

Sembra che si prospetti nuovamente la possibilità di fare dei live. Voi cosa avete in programma?

Pare di sì, le prime due date confermate sono al Circolo Black Star di Ferrara Venerdì 25 MARZO e al Beach Day Out Festival Venerdì 15 LUGLIO (Cagliari)