Di quel che c’è non manca niente è il sorprendente esordio del giovane cantautore Fusaro.
Chitarra, poesia e timidezza. Sono le prime tre parole che ci vengono in mente pensando a Fabrizio Fusaro, 23enne di Settimo Torinese, al suo debutto discografico.
L’album, uscito il 5 febbraio, contiene 9 tracce che parlano di ricordi, di infanzia, di affetti con una scrittura raffinata e consapevole, una voce sottile e malinconica ed una musicalità delicata.
Di quel che c’è non manca niente è un proverbio, probabilmente di origine ligure o veneto, comunque “una frase che il nonno diceva spesso quando gli serviva qualcosa, un arnese e lui rispondeva: tranquillo, di quel che c’è non manca niente.”
E’ una frase rassicurante, traducibile più o meno così: non abbiamo tutto quello che vorremmo, ma abbiamo tutto quello che ci serve.
Il titolo dell’album è anche il pezzo che lo chiude, perché “questo pezzo, che ho scritto a metà lavoro, quando già avevo inciso alcuni brani, racchiude un po’ tutti i temi che ho poi portato all’interno dell’album” ci racconta Fusaro.
L’album è stato anticipato da Dormi Serena, che Fusaro ci svela essere il brano che sente più intimo, da Serie A e da Solo un Giocattolo, il suo primo singolo in cui racconta il ricordo dell’infanzia con il fratello.
Serie A vede la collaborazione di un altro artista torinese, Bianco, cantautore ormai conosciuto e riconosciuto.
Fusaro ha composto tutti i brani con la chitarra e la voce e solo successivamente tutto quanto è stato affidato alla sapiente mano di Ale Bavo, già produttore dello stesso Bianco, dei Subsonica, di Levante e tanti altri. Il lavoro del produttore ha impreziosito le tracce senza snaturarne la spontaneità. In un mondo indie-pop pervaso di suoni elettronici, Fusaro sceglie la semplicità e la dolcezza.
Fin dalla prima traccia emergono le tematiche che Fusaro intende affrontare lungo tutto l’album: l’importanza della famiglia, il legame con i propri cari e con la persona amata,
l’imponente e rassicurante ricordo della casa in cui si è cresciuti e l’insicurezza di quel che sarà se queste profonde radici dovessero perdere vigore.
L’album si apre con Il Testimone, brano che contempla il concetto di famiglia, del passaggio di testimone tra generazioni. Solo un giocattolo parla del rapporto con il fratello Davide mentre 28 dicembre nasce da un ritaglio di giornale conservato dal nonno di cui Fabrizio ci parla nell’intervista.
Vile (a riva) si ispira alla lirica Invernale del poeta torinese Guido Gozzano. Il mare di Malta parla di amore e del fatto che sognare costa. Uno, due e tre parla delle debolezze di ognuno di noi, mentre Serie A racconta la tendenza a cercare scorciatoie.
Dormi Serena è una ninna nanna d’amore. E’ molto raro trovare una canzone simile in un album, nessuno ormai scrive ninna nanne e chi lo fa spesso lo tiene per sè, ben nascosto.
Di quel che c’è non manca niente racchiude un po’ tutto le tematiche precedenti: la famiglia, le proprie radici, l’amore e tanto altro, perché di quel che c’è non manca niente!