Ve ne abbiamo parlato parecchio nelle ultime 5 settimane, oggi ve li raccontiamo. I 5 dischi de Lo Stato Sociale: Bebo, Checco, Carota, Lodo e Albi.
Domani, 2 marzo, porteranno sul palco dell’Ariston di SanRemo il brano Combat Pop, per creare un sacco di hype hanno presentato 5 album in 5 settimane, uno per ogni componente del collettivo.
Il primo è stato Bebo. Che Bebo sia un gran un paroliere lo sappiamo, e in queste canzoni lo conferma. ““In principio era il verbo”, diceva uno più famoso di me, a cui preferisco accompagnare almeno un complemento e, se possibile, un soggetto. E da lì sono partito, perché è l’unica cosa che mi sento di saper fare con cognizione di causa, affrontando le immeritate solitudini di chi scrive“. I temi sono quelli che abbiamo vissuto tutti, ci racconta di noi e i suoni, beh, forse possiamo definire Bebo uno smanettone? La sappiamo la sua attitudine a campionare e manipolare suoni algidi attraverso le più disparate chincaglierie elettroniche.
E’ stata poi la volta di Checco. “Un disco concepito come «un viaggio circolare in Interrail che parte da una costa e finisce ai confini dell’Universo (…) uno scambio di lettere tra amici per chiedersi: come va, come stai?».
Checco ci racconta in 5 episodi cosa ha vissuto in questo anno di lockdown forzato, che ha preso però la forma di un lavoro a più mani: “Delorean” è scritta a quattro mani con Albi, “Vivere” insieme a Lodo («una specie di vestito in cui entravamo bene entrambi») e “Perso” con Bebo. È un racconto semi-intimo, un po’ un diario pubblico, che vuole essere un modo di (ri)scoprirsi e essere più onesto con se stesso e con gli altri. Personaggi di questo diario sono molteplici, che prendono vita con uan sorta di dialogo epistolare (molto in voga con questo lockdown): un esempio è la traccia dedicata a Mirko “Zagor” Bertuccioli, Luce.
Il terzo album è stato quello di Enrico “Carota” Roberto. “Sono andato ad esplorare i miei tanti lati caratteriali”: con questa dichiarazione d’intenti prende vita un lavoro variopinto sia per lo stile musicale – un ventaglio di generi che spazia dal trip hop al cantautorato – sia per i contenuti, legati a tematiche come il senso di inadeguatezza e quello di appartenenza, mantenendo saldo il focus sul valore della collettività per superare le difficoltà quotidiane.
La quarta settimana sono usciti i 5 brani di Lodo. un lavoro che «ha più a che fare con lo spirito punkettone con le borchie del me stesso 15enne, mentre “Una Vita in Vacanza” tende più a tenere sulle ginocchia il me stesso 7enne». – Molto diverse tra loro, le cinque tracce portano sonorità sicuramente più mature rispetto alle canzoni degli esordi. Eppure, ad esempio ne L’ultima cosa che non so fare, chiudendo gli occhi sembra di essere al Panenka tanti anni fa; in effetti ci racconta che crescere è un’unica cosa che non sa fare Lodo, diciamo che è un tratto comune della nostra generazione ed è forse questa la traccia che più sinceramente ci ricorda il motivo per cui la band ci ha conquistato tempo fa.
E infine, venerdì scorso, è uscito Albi. Albi ha presentato solo 4 tracce, non perché non ne avesse 5 anche lui, ma perché Combat Pop sarà il brano che la band porta al 71° festival di SanRemo.
I brani di Albi sono probabilmente quelli meno seri di tutto il repertorio delle ultime 5 settimane de Lo Stato Sociale. Lo dice lui stesso in un video di presentazione su facebook “portiamo la canzone popolare anche ai miei genitori” che tra l’altro si prestano ad apparire nel video stesso. I brani del bassista della band, ormai prestato ad ogni strumento, sono quelli più scherzosi e irriverenti del collettivo, ed è giusto così.
«È una storia senza fine e senza un inizio preciso, diciamo che tutto ha preso forma quando ho capito cosa volevo fare nella vita: “stare bene, fare stare bene e cantare viva la libertà”. Da quel momento mi sono immerso nelle relazioni cercando di rispettare questa mia identità, in un equilibrio instabile sopra la follia di questa strana società globale».
QUA IL NOSTRO SPROLOQUIO SUI 5 ALBUM PER RADIO CITTA’ FUJIKO: