Ci avevano fatto una promessa e l’hanno mantenuta: oggi, 5 febbraio, esce il secondo dei 5 album del 5 de Lo Stato Sociale per mano di Checco.
Ne avevamo parlato la scorsa settimana, quando Bebo è uscito con la prima raccolta di questa sfida. Che poi non ho capito: a chi l’hanno lanciata sta sfida? Va beh, non importa. Fatto sta che Bebo ci ha regalato un rivisitazione parlata che ha deliziato chi ha più di 30 anni o ha conosciuto prima Offlaga, chi ama il parlato, senza discostarsi troppo da tracce made in Stato Sociale. Sappiamo che a Bebo non piace questo tipo di giornalismo, ma serve anche a capire di che tipo di universo musicale stiamo parlando. E ha conquistato anche i più giovani che magari hanno l’orecchio meno abituato alle ritmiche martellanti e a un parlato meno trap.
Oggi è la volta di Checco, che sforna altre 5 canzoni. La spigazione che ce ne da è: “Un disco concepito come «un viaggio circolare in Interrail che parte da una costa e finisce ai confini dell’Universo (…) uno scambio di lettere tra amici per chiedersi: come va, come stai?». Bello, il viaggio, già mi emoziono.
Ma non tergiversiamo. Ritroviamo la voce di Checco che un po’ ci era mancata, che ci racconta in 5 episodi cosa ha vissuto in questo anno di lockdown forzato, che ha preso però la forma di un lavoro a più mani: “Delorean” è scritta a quattro mani con Albi, “Vivere” insieme a Lodo («una specie di vestito in cui entravamo bene entrambi») e “Perso” con Bebo.
È un racconto semi-intimo, un po’ un diario pubblico, che vuole essere un modo di (ri)scoprirsi e essere più onesto con se stesso e con gli altri. Personaggi di questo diario sono molteplici, che prendono vita con uan sorta di dialogo epistolare (molto in voga conq uesto lockdown): un esempio è la traccia dedicata a Mirko “Zagor” Bertuccioli, Luce.
Checco tra i 5 è sempre stato il regaz un po’ punk e lo si sente nel mix di chitare elettriche e suoni sintetici su pattern ritmici sapientemente filtrati. Supercazzola? Pazienza, ma se ascoltate il disco non potete che essere d’accordo. Tant’è che spuntano presenze rassicuranti come Giacomo Gelati (Altre di B) per disegnare le traiettorie chitarristiche e Andrea “Sollo” Sologni (Gazebo Penguins) al basso e dietro al mixer.
Se Bebo ci portava alla scoperta di un parlato su musiche più dance e minimal, scratchando sui dischi di papà (cit.) Checco viene da un universo più vicino all’indie-rock e alla musica underground, innegabilmente. Approcci diversi che anche nella versione solista di queste settimane arricchiscono la musica,
È di nuovo venerdì e devo dire che non è mica male. A sto punto non vediamo l’ora del prossimp venerdì.