Martedì 20 febbraio il Covo Club di Bologna è esploso per il live dei bdrmm
di Rebecca Ricci
Partiamo dalle basi: i bdrmm (pronunciato bedroom) pubblicano nel 2020 un album di debutto riuscitissimo che li catapulta direttamente tra i fenomeni musicali più interessanti dell’underground inglese all’epoca dei lockdown.
Nell’estate del 2023, poi, tornano con un secondo disco più maturo e una cifra stilistica riconoscibile, dove chiare influenze sono accompagnate da una scrittura precisa e suoni finalmente a fuoco.
Le aspettative, quindi, sono molto alte e non c’è da stupirsi che la data al Covo Club sia sold out.
Quando la band sale sul palco con un lapidario “Buongiorno! That’s all the Italian I know” e l’onda di bassi investe le prime file, però, siamo ancora ignari del live che ci attende.
Chi non li ha mai sentiti dal vivo e si aspetta, come me del resto, la mera esecuzione dei loro dischi sta per rimanere senza parole.
Immersi in un dreamy mood malinconico, passiamo da brani ispirati al trip hop dei Portishead e alle sonorità dei primi Radiohead e veniamo cullati da uno shoegaze da manuale.
La sala è ufficialmente conquistata e, mentre dalle retrovie qualcuno urla “shoegaze foreveeer”, nelle prime file si accenna addirittura un timido pogo: in fin dei conti è sempre e comunque un concerto 100% brit!
Trasportati in un mondo parallelo tra loop sostenuti e da un muro di suono capace di scuotere tutti i presenti, entriamo definitivamente nel sentito turbolento della band, costellato di domande a tratti esistenziali e destinate a rimanere senza risposte. I momenti introspettivi restano sempre circoscritti, perché chi ha tempo di riflettere quando si ritrova di colpo nel bel mezzo di un club a ballare su ritmi più spiccatamente elettronici?
Senza sosta e con poche chiacchiere, arriviamo al cuore dello show con pezzi che rispetto alla versione registrata dal vivo assumono sfumature inedite: fra i volumi e le distorsioni di uno shoegazing onirico, per esempio, troviamo un’inaspettata carica quasi grunge. A risvegliare il pogo nelle ultime file, poi, ci pensano momenti dal piglio più nervoso e arrabbiato, con richiami più spinti al post-punk.
Incredibile pensare che ai tempi d’oro di questo genere, così come dello shoegaze o della new wave, nessuno dei membri della band fosse ancora nato, no?
Perchè il nostro viaggio in queste atmosfere e, soprattutto, nelle emozioni della band possa essere completo, comunque, serve scandagliare tutto lo spettro: la sala si carica per Happy, probabilmente il pezzo più conosciuto del quartetto, il cui testo viene a tratti proprio urlato da un cantante fino a quel momento composto. A questo segue la controparte strumentale (Un)Happy come a ristabilire un equilibrio catartico, colmo di tutte le emozioni tenute dentro e finalmente liberate con potenza.
Il concerto termina con l’exit perfetta, che per certi versi mi ha ricordato l’ipnotismo di alcuni brani stoner, a chiudere il cerchio e una serata in cui questi ragazzi Made in UK hanno saputo costantemente tenere il palco e rapire l’attenzione mia e di chi mi circonda.
In conclusione, vi consiglierei di ascoltare i bdrmm? Sì, soprattutto se non l’avete ancora fatto. Vi consiglierei di vederli live? Assolutamente sì, mille volte sì! Se amate Cure, Deerhunter, Slowdive e DIIV fatevi un regalo, acquistate i biglietti e preparatevi psicologicamente: la loro resa dal vivo è un’esperienza che amplifica totalmente il risultato da disco.