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Alta Felicità: Il Festival No Tav fa il pienone

“Grida forte la Val Susa che paura non ne ha / sulle barricate sventola la bandiera dei No Tav”. Ecco il nostro resoconto dei 4 giorni a Venaus tra grandi concerti, iniziative e incontri organizzati dal movimento No Tav al Festival Alta Felicità.

Non ci occupiamo di politica e non staremo a spiegarvi perché il movimento No Tav ha ragione. Vi racconteremo invece dei 4 giorni che abbiamo trascorso a Venaus, un paese di poco più di 900 abitanti nel bel mezzo della stupenda Valle di Susa, circondato dalle vette della Alpi Cozie e dai suoi fiumi.

Partiamo da un paio di presupposti: è un festival completamente gratuito organizzato da un movimento di lotta popolare. Chi è lì è lì a titolo gratuito perché crede in quello che il movimento No Tav porta avanti da anni. Al Festival sono presenti non solo musicisti, ma anche attori come l’immancabile Elio Germano, lo scrittore Stefano Benni, il collettivo di scrittori Wu Ming, Luca Mercalli e dietro ai fornelli, per la gioia dei palati raffinati – anche in mezzo ai boschi – lo chef Rubio.

Giovedì 27: si parte da Bologna, direzione Susa. Tende, sacchi a pelo, bandiera di XM24 da appendere al campeggio, torcia, scarpe comode, qualche disco nell’autoradio della rombante Qubo e si parte. La statale per arrivare a Venaus è aperta solo ai residenti e ai camper, lasciamo la macchina a Susa e una navetta immediatamente ci porta a Venaus. Il servizio navette è veramente impeccabile e la quasi totale assenza di macchine a Venaus è un toccasana per polmoni, occhi e orecchie. Sono disponibili quattro aree per i camper e tre aree campeggio: una presso la zona concerti, per quelli che vogliono ballare fino alle 4.00 con l’afterparty; la zona del presidio, per organizzatori, volontari e militanti di lunga data; la zona per le famiglie, a circa 500 metri dal festival. Scegliamo quest’ultima. L’area famiglie non è molto servita, c’è un solo bagno e non ci sono docce, che sono invece nella zona presidio e nell’area concerti. Ma i bar della zona sono molto disponibili e si risolve qualsiasi problema; anche questa è felicità.

Arriviamo dunque al festival vero e proprio. Entrando ci sono dodici punti ristoro, un ampio tendone da campo per mangiare o sedersi a giocare a carte. Nella stessa area è allestito anche il second stage con gruppi interessanti che spaziano dal noise al metal all’elettronica, l’area jazz, l’area per incontri e reading e gli stand di diversi movimenti. Dopo un ottimo piatto vegano o una grigliata sfiziosa si entra nell’arena concerti, con il nostro bicchiere di birra ben agganciato. Sì, perché il Festival è amico della natura, sprechi ridotti al massimo, si possono comprare bicchieri di plastica indistruttibili, con un gancio per non perderli mai.

Il palco principale è all’interno di un’arena dove il fondale del palco è un muro di mattoni a secco e la scenografia il bosco. Gli artisti si susseguono senza sosta dalle 16.30 fino alle 2.00 di notte. Luca Klobas, Lou Tapage, Brusco, La Rappresentante di Lista, O’Zulù , Victor Kwality, Birthh , Gang , The Uppertones, Gran Bal Dub, Indianizer, Pan Del Diavolo, Istituto italiano di Cumbia, Tre Allegri Ragazzi MortiBrunori Sas in versione acustica. Anche i Dubioza Kolektiv, che hanno fatto impazzire il pubblico della valle con la loro energia e al termine cantando “Bella Ciao“; a chiudere la serata Lo Stato Sociale.

Venerdì 28: Al mattino sveglia presto per partecipare alle gite organizzate. Centinaia di persone hanno preso parte alle escursioni sui sentieri partigiani, alle visite guidate al cantiere “mostro” nella zona di Chiomonte e nella val Clarea, altre hanno partecipato al tour dei presidi, all’arrampicata o all’escursione al Seghino a cura di Wu Ming 1, alla gita ai quattro denti o alla passeggiata dalla Ramat ai Mulini della Clarea. Insomma, le opportunità per conoscere la zona, immergersi nella natura e conoscere tutto quello che c’è da sapere sul movimento No Tav sono tante. Oltre alle gite ci sono molte altre attività da poter fare, alcune palestre popolari hanno portato attrezzature per esibizioni e corsi di boxe, rugby, calcio, arrampicata e chi più ne ha più ne metta. E dal pomeriggio cominciano i concerti, intervallati da interventi degli organizzatori, di rappresentanti di movimenti provenienti da tutta Italia. Jovine, i Kutso che abbiamo intervistato per voi, Fabrizio Consoli, Orchestra ” I Cormorani”, Inna Cantina Sound, Freak Out Band tributo agli Skiantos, Belli Fulminati Nel Bosco, Banda Popolare dell’Emilia Rossa, Alberkant, La Cura Giusta, Omar Pedrini, Eugenio Bennato, Mama Marjas Feat. Don Ciccio Live Showcase, e la BandaBardò. Ogni band porta energia e carica, gli artisti per primi trasudano e trasmettono quell’Alta Felicità che tutti sentiamo.

Sabato 29: L’acquazzone del primo pomeriggio è solo un piccolo imprevisto per il festival, la pioggia non può fermare la felicità e così la giornata scorre liscia tra canzoni, sconosciuti che ti salutano come amici di una vita, risate, sorrisi, abbracci, cori, incontri, ottimi piatti, stand per il Rojava e si arriva alla parte musicale. La scaletta anche per il sabato è spettacolare, la line up è più tendente al reggae rispetto alle altre giornate: Dialcaloiz, Edda, Lo Straniero, Giulia Tripoti, i francesi Los Fralibos gruppo musicale degli operai della fabbrica autogestita Fralib di Marsiglia, i Revolving Bridge, Mara Redeghieri – voce degli Ustmamò, Aban, Nathalie, Zompa Family, i sempreverdi Radici nel Cemento, gli straordinari Africa Unite, lo spettacolo reggae italo-spagnolo di El V and The GardenHouse & Sergent Garcia e a chiudere Kento & Dj Fuzzten – Mad Simon.

Domenica 30: Un altro acquazzone si abbatte su Venaus e molti raccolgono le tende e tornano a casa anche perché, purtroppo, il lunedì si lavora e molti vengono da lontano. Come il comitato cittadini e lavoratori liberi e pensanti di Taranto che porta sul palco del Festival la sua lotta contro l’inquinamento dell’Ilva. Il festival prosegue e oltre alle letture di Stefano Benni che presenta il suo ultimo libro “Prendiluna” sul palco iniziano i concerti. I sempre carichi e combattivi Los Fastidios, gli Skiantos, Ciccio Merolla full band + special guest from TerroniUniti, Maldestro, gli Ossi Duri, Mahout, J-Rdf Klan, Mau Mau, Management del Dolore Post-Operatorio che conosciamo già, Fratelli di Soledad, The Sweet Life Society, Mangaboo, Meganoidi, Clementino, Roy Paci & Aretuska. Insomma musica per tutti i gusti e di altissimo livello anche la serata finale.

Conclusioni: Ripartendo da Venaus è difficile trattenere le lacrime di felicità e malinconia nel lasciare un posto che in 4 giorni diventa casa tua. E’ difficile smontare la tenda e tornare alla civiltà, ai rumori del traffico, ai treni che corrono, ai clackson che suonano, agli orari da rispettare, alla gente che non si saluta, ai musi lunghi della gente che torna dal lavoro. L’unico problema del Festival Alta Felicità è che finisce. Ma solo per un anno.