Giovedì 14 dicembre il tour festa di Giovanni Truppi ha toccato Bologna. Ad accoglierlo un Locomotiv Club stipato, stratificato tra giovani universitari scapigliati, boomer con la sciarpina (noi), coppie che si stringevano.
L’occasione, come ci ha raccontato da poco in un’intervista andata in onda su Radio Città Fujiko, è la festa per il decennale del suo secondo album, quello che lo ha consacrato a nuovo e originalissimo cantautore. E a ragion veduta, dato che a suonare come lui credo ci sia davvero solo lui.
Truppi eleva il linguaggio volgare a poetica musicale. Per quanto sua difficile stabilire la genialità impalpabile del cantautore è innegabile la sua originalità capace di struggenti, sparandoti a velocità impressionante su una montagna russa emotiva: tanta emotività spezzata da battute incastrate ad hoc. Una cosa che ti ritrovi a ridere con le lacrime, perché prima è tutto amore, e un secondo dopo si passa a istinti omicidi che “anche Gesù bambino”.
E se geniali sono le parole non è da meno la parte musicale, coadiuvata per questa data da batteria onnipresente e apparizioni di tromba. È un pò come se fosse jazz, però fatto da qualcuno che ha capito il concetto e lo applica ad altri ambiti. Truppi può, e oltre a potere, lo fa con una naturalezza che ci lascia sconvolti e travolti.
Il mondo è come te lo metti in testa e io sarei tanto curiosa di sapere come è nella testa di Giovanni Truppi.
Dovremo aspettare la prossima intervista.