Tutti su per terra: giochiamo con gli Eugenio in via di Gioia

Eugenio, Emanuele, Lorenzo e Paolo sono dei buskers. Sono nati suonando per strada, poi sono stati notati e rapidamente sono risaliti come una bollicina di aranciata. O limonata, per tributo al loro colore preferito. Questo loro passato, in realtà molto prossimo, si sente anche nel secondo album. Parlando di questo quartetto è necessario fare due diversi percorsi: uno che dipinge i loro live, il secondo che parla dell’album.

Gli Eugenio in via di Gioia, nascono come artisti di strada e partecipano al Premio Buscaglione nel 2013. Era impossibile non notarli, tant’è che in quell’anno si sono aggiudicati il Premio della Critica. Da quel momento sono esplosi e strabordati oltre l’argine cittadino per diffondersi a macchia d’olio in Italia e recentemente in Europa. Esce così il primo disco di questo strampalato quartetto: Lorenzo Federici. Ora, per spianare quella rughetta tra le sopracciglia a forma di punto interrogativo, spieghiamo: Eugenio in via di Gioia è il risultato dei nomi rispettivamente di voce, tastiere e batteria. Il povero (e scherzosamente bistrattato) bassista non ci stava proprio, così si è aggiudicato il titolo del cd.

Già con questo primo lavoro, uscito a dicembre 2014, gli Eugenio in via di Gioia hanno conquistato tantissimi fan, accumulato recensioni su recensioni e partecipato a diversi progetti. Dopo due anni di meditazione e crescita arriva il loro secondo album, Tutti su per terra (Fabio Rizzo alla produzione). La copertina gialla con Atlante sottosopra è il perfetto scrigno di una maturazione musicale sorprendente. Il gruppo mantiene tutta la vivacità e la vita di strada accumulate nel tempo, vestendola con un abito che li fa entrare anche nel circuito ufficiale. Interessante in primo luogo come venga mantenuta inalterata la loro visione della vita.

Per ora stiamo solo ascoltando le tracce, ma già dall’incipit si sente sotto un piglio nufolk una sorta di disincanto, quasi pessimismo, ma divertito. E divertente, soprattutto.. Partendo da “Giovani illuminati”, sotto le melodie allegre scorrono concetti che dipingono un’umanità non proprio rosea. Persi dentro la tecnologia e le invenzioni create per facilitarci l’esistenza ci troviamo infine sempre più soli. Quasi che ci accompagnino fino a “Silenzio”, molto più esplicita riguardo la gravità della nostra deriva nell’alienazione. Tutte le tracce, con tonalità, colori e reef diversi dipingono su un gigantesco murale la condizione umana, il rapporto con la natura, le caratteristiche della società contemporanea.

I suoni sono rotondi, complessi, fatti di percussioni “meno buskers” rispetto alle prime melodie, fisarmonica e tastiere si fondono ai giri di chitarra, tutto su un letto di basso firmato Lorenzo Federici. Le canzoni di “Tutti su per terra” sono estremamente orecchiabili, ma lungi da una vacuità contenutistica contengono un marchio distintivo al quale stanno aggrappate. Come “un chiodo entrato per sbaglio nella ruota di una bicicletta”. Proprio questa capacità di ribaltare i rapporti tra ottimismo e pessimismo, tra felicità e preoccupazione, colorano gli Eugenio in via di Gioia. Li evidenziano, di giallo. 

GRUPPO-BLU

Siamo arrivati alla fine dell’album, e lo strambo quartetto ci ha conquistati. Ma dove rischiamo di innamorarci della vitalità di Eugenio, Lorenzo, Emanuele e Paolo è durante il loro live. Non per niente hanno conquistato il primo posto rivelazione live 2014-2015 nella classifica KeepOn. Forti della presenza scenica da artisti di strada, un loro concerto è equiparabile ad uno spettacolo teatrale. O di cabaret. O di stand up comedy. Non esiste gerarchia, non c’è il frontman che tutti ci aspetteremmo da un gruppo. Così come sono tutti presenti nel nome e nel titolo del disco, sul palco reggono il gioco lanciandosi un’immaginaria palla scenica-comica. Tanto che alle volte le canzoni si trasformano in scherzi di gruppo, spesso rivolti al povero Lorenzo Federici, o in spiegazioni geografiche di Emanuele Via. Eugenio sembra quasi preferire la discesa dal palco a favore di una postazione in mezzo al pubblico, e si trascina infine i tre compari. Paolo regge le improvvisazioni di Eugenio. In tutto questo suonano, tantissimo, tutto il loro repertorio. Se anche salta una corda e la chitarra di ricambio non funziona, non c’è un calo: pronti a tutto. La corda si cambia sul palco mentre le tastiere improvvisano un pezzo da cantare in coro. Gli Eugenio in via di Gioia, si divertono, ridono, ma intanto non si fanno ingannare: i temi delle loro canzoni non sono cambiati. L’irriverente pessimismo sottosopra rimane nella maschera di Eugenio, che sorride come un giullare mentre canta del rapporto tra uomo e natura in “Chiodo Fisso”. Subito muta però, quando il siparietto relativo alla spessa alla “Pam” ci strappa un sorriso. Il live di Bologna, in programma il 27 aprile al Locomotiv Club, non ha tradito nessuna aspettativa. E si è concluso con un coro in mezzo al pubblico, poco prima di essere sommersi dai fan.

Dopo le tappe di Roma, Milano e Bologna gli Eugenio in via di Gioia suoneranno nella loro città natia, Torino. Due date al CAP10100 il 5 e 6 maggio, già vicine al sold out. Per chi non riuscisse a conquistare un biglietto, niente paura: in via confidenziale ci hanno raccontato che saranno ad alcuni festival estivi, sicuramente ad Apolide!