Nevica

Nevica “QuaNti è un album dedicato a mio padre”

QuaNti è il nuovo album di Nevica che chiude una sorta di trilogia. L’album è uscito a novembre 2021 e ce lo siamo fatti raccontare dall’artista in persona.

Nevica è il nome d’arte dietro cui si cela Gianluca Lo Presti, cantautore, compositore, polistrumentista, arrangiatore, produttore, tecnico del suono e tanto altro. QuaNti è il suo nuovo album.

1) Il 26 novembre è uscito QuaNti, il tuo nuovo album, chiude una trilogia iniziata con Sputnik e proseguita con Tengo. Cosa hanno in comune e cosa differenzia questi tre lavori?

Penso che in comune ci sia una certa spiritualità intesa come ricerca di se stessi e della missione che ognuno di noi ha su questa terra. Darsi un senso può in un certo modo farci riappacificare con noi stessi e col mondoA differenza dei primi due, QuaNti si differenzia perché è un disco dedicato interamente alla figura di mio padre quindi un tentativo di trasformare il dolore in qualcosa di utile per la nostra anima. Sputnik e Tengo invece prendevano spunto da alcune letture che avevo fatto del famoso scrittore giapponese Murakami.

2) Nevica è il tuo moniker, il tuo pseudonimo, in passato è stato anche Nevica Noise. Che significato ha questo nome che ti sei scelto?

Nevica è il diminutivo di mia figlia primogenita Ginevra che da piccola chiamavamo Nevi la qual parola riportava alla mente la purezza e il candore della neve. Inizialmente era Nevica su quattropuntozero un nome che potrebbe essere preso a prestito da un romanzo di Italo Calvino. Creato nel 2007 in cui compivo 40 anni come se fosse stato un upgrade di un software. Nevica Noise l’ho usato solo per Sputnik (2016) album di derive strumentali elettroniche noise dove il rumorismo prodotto con vari strumenti mi rappresentava la confusione della  civiltà contemporanea. Nevica è forse la sintesi migliore di entrambi queste mie nature quella elettronica cantautorale dove la musica è accompagnata dai testi e quella strumentale.

3) QuaNti è un album di suggestioni musicali potremmo dire, musicalmente che scelte hai fatto nella composizione dei pezzi?

In modo molto naturale mi sono riecheggiati nella mente i Dead can Dance, band che ascoltavo verso la metà degli anni 90, uno dei miei grandi amori musicali. L’uso delle percussioni nel mio caso più sporche e distorte rispetto a loro (noise appunto!) riporta a un suono ancestrale, alla madre terra, di conseguenza alle nostre vere radici. In questo album non ho voluto usare la batteria proprio per rendere la musica più sospesa come fosse un viaggio fuori dal tempo.

4) L’album è dedicato ad una persona in particolare, come mai questa scelta?

Perchè mio padre è stata la prima persona che mi ha sempre sostenuto come artista dandomi tutte le possibilità anche economiche affinchè potessi sviluppare la mia musica. Lui era un musicista mancato per scelta di una carriera lavorativa diversa. Mi ritengo molto fortunato per questo. Altri genitori avrebbero potuto ostacolare un cammino simile.

5) Per la dedica di cui sopra hai anche utilizzato delle registrazioni di ormai 25 anni fa, di cosa si tratta e come le hai utilizzate?

Erano dei vecchi nastri dove mio babbo registrava momenti di vita quotidiana familiare (1970 circa). Non c’erano smartphone per fare video o foto e quello era l’unico modo per conservare dei ricordi. In realtà avevo usato parte di queste registrazioni già nel 1997 per un Ep intitolato “I Frammenti del mio Io”. In QuaNti ho voluto come dire….chiudere un cerchio. Non è un caso che il disco inizi con le stesse voci di quel disco.

6) L’album contiene 7 brani, 6 originali ed una cover, molto riarrangiata, Fragile dei Nine Inch Nails, in cui ti avvali anche di una collaborazione. Ci racconti la genesi di questo pezzo?

Questa cover mi era stata commissionata per una compilation tributo del ventennale dell’album Fragile poco prima che mio padre entrasse in coma a maggio 2019. Mi sono bloccato per alcuni mesi e pensavo di rinunciare a partecipare al progetto quando all’improvviso una domenica di settembre sono andato su in studio ed è nata di getto in pochissimo tempo. Al che ho pensato che era il momento giusto per scrivere questo disco. Difatti gli altri brani sono nati tutti in poco tempo. Non volevo aspettare perché mi interessava dare una testimonianza del dolore di questa perdita da “dentro la tempesta”. Nel brano suona la chitarra Sara Ardizzoni in arte Dagger Moth oltre che chitarrista di Cesare Basile e Massimo Volume. Un’amicizia che sta nascendo da poco ma la sintonia nata per questa cover ci spingerà sicuramente a lavorare ancora assieme.

7) Quando potremo ascoltare dal vivo i brani di QuaNti?

Avrei dovuto iniziare i primi concerti a gennaio 2022 ma pare che la situazione non lo permetterà. La cosa interessante è che le versioni live dei pezzi sono state stravolte come fossero altre canzoni. Ho voluto fare questo esperimento per adattare il disco a una situazione live dove spesso suono da solo con loops ed effetti. Posso assicurare che sono venute fuori versioni dei pezzi molto interessanti. L’anima del progetto rimane comunque sempre la stessa.