Se la musica non è un lavoro ma “Il musicista lo si può fare per hobby”

Il mondo della musica è uno dei settori che sta vivendo le conseguenze peggiori di questo periodo e al momento non ci sono soluzioni concrete e nemmeno orizzonti a cui mirare.

La mattina mi sveglio sempre fischiettando una canzone, non si sa chi o cosa me l’abbia messa in testa. Poi ascolto un vinile, un Cd, un pezzo su una piattaforma online e di musica ne scrivo pure e quindi ne ascolto parecchia.

Adoro i concerti e tra grandi eventi, piccoli locali e festival di ogni tipo vedo e sento centinaia di band ogni anno.

Ora tutto questo è in serio pericolo.

Il mondo della musica non è fatta solamente dei grandi musicisti che vivono tranquillamente della vendita dei loro dischi e di uno o due concerti all’anno.

Oltre a tutti questi ci sono decine di migliaia di musicisti, che lo fanno di professione e spesso campano di concerti live uno di seguito all’altro, spesso fanno i turnisti per altri musicisti, fanno lezioni di musica, gestiscono sale prove.

Oltre a tutti questi ci sono altre decine di migliaia di persone che lavorano perché tutto questo sia possibile. Agenzie di booking, etichette discografiche, uffici stampa, organizzazioni di eventi, locali che vivono di concerti.

Oltre a tutto questo esistono decine di migliaia di tecnici del suono, dell’audio, del video, quelli che salgono sul palco ad accordare gli strumenti e fare prova-prova-sa-sa prima che si spengano le luci.

Oltre a loro esistono decine di migliaia di persone che lavorano nell’ombra prima/durante e dopo il concerto. Montano i palchi, in poche ore trasformano distese di nulla in festival musicali impressionanti. Gente che si arrampica in ogni momento su impalcature di metallo, trasporta vanti e indietro casse, cassettine e cassettone, cavi e quant’altro. Oltre agli autotrasportatori che scarrozzano in giro tutto il necessario.

I facchini dello spettacolo ma che non sono considerati come parte integrante del mondo dello spettacolo. Riportiamo dalla pagina Stagehands – BolognaIn questo momento storico ci si è accorti dell’esistenza di queste figure lavorative.Ma ancora si fa fatica a dare risalto a chi fa il lavoro sporco. A chi arriva per primo in cantiere, l’ultimo ad andare via. A chi effettivamente vi permette di assistere allo show.

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E allora fa incazzare quando un musicista, di professione, viene multato perchéla musica non è un lavoro ma un hobby“. E’ quanto accaduto al batterista dei Ponzio Pilates martedì 28 aprile.

“Mi hanno multato perché il musicista non è “un valido lavoro”, ma mi son rifiutato di pagare la multa.
Questo succedeva ieri: sono stato multato perché la mia reale necessità di reperire i miei strumenti musicali per rimanere in esercizio e fare delle dirette live su Twich non corrisponde ad una “vera necessità”, in quanto “il musicista lo si può fare per hobby”.

Fa incazzare pensare che, al di là della discutibile proposta dei concerti Drive-in, nessuno si sia ancora preso la briga di pensare a chi vive di musica.

Fa incazzare perché le sacrosante richieste e proteste di tutte le persone di cui sopra vengono etichettate come il capriccio delle star. Ma ben vengano le star che si prendono carico di rendere pubbliche queste istanze.

Anche perché la visibilità di un grande artista non è la stessa che ha un montatore di palco.

Non si chiede di riprendere l’attività live al più presto, sappiamo bene che non è possibile. Chiediamo che si prenda in considerazione anche il settore della musica, falcidiato dall’arrivo dei questa pandemia e senza orizzonti, al momento, verso cui andare.