Medicine at Midnight, la cura dei Foo Fighters

Medicine at Midnight è il decimo album in studio dei Foo Fighters, ennesima riconferma di una delle più grandi band rock in circolazione.

Il 5 febbraio è uscito il nuovo album dei Foo Fighters, c’era molta attesa a riguardo, anche perché l’uscita è stata posticipata a causa della pandemia. L’album inoltre arriva a poco più di 3 anni di distanza dal precedente Concrete & Gold che non aveva spiccato nonostante i tanti importantissimi ospiti.

Nel nuovo album ci sono 9 tracce che spaziano tra diversi generi anche inesplorati finora da Grohl e soci, per un totale di 36 minuti di musica.

Ve lo raccontiamo su Radio Città Fujiko 103.1

Grohl ha paragonato le sonorità di Medicine at Midnight a quelle dell’album Let’s Dance di David Bowie, spiegando che è “pieno di inni e grandissimi brani rock da cantare. Sembra quasi un album dance.”

Se questo vale per alcuni brani, come ad esempio la title track fatta di loop e ritmi spezzati, non si può dire lo stesso per No Son Of Mine, brano che si avvicina più al trash metal, quasi in stile Motorhead, o Waiting on A War, uno dei singoli che ha anticipato l’album, in perfetto stile Foo Fighters con un crescendo di velocità ed energia.

Il primo singolo a passare in radio da novembre 2020 si chiama Shame Shame e ad un primo ascolto pare più un esercizio di stile che un pezzo alt-rock, eppure nell’insieme dell’album ha il suo posto perfetto.

L’album si apre con Making a Fire, riff classic rock e cori che ci portano subito nell’atmosfera gioiosa che i FF hanno voluto incidere all’album. Cloudspotter è un altro brano allegro, rock, che nonostante la voce graffiante di Dave non eccede in aggressività. Holding Poison è un brano di giusta connessione tra la voglia di rock e l’apporssimarsi ad un pop ruvido e potente, un pezzo dal groove trascinante.

Segue Chasing Birds, una ballata, dolce, soft e chiude l’album Love Dies Young un brano che non incide particolarmente, senza picchi, un giusto finale.

Nel complesso è un album che spiazza, molte sonorità sono nuove nella storia della band, alcune sicuramente lasceranno amareggiati i fan della prima ora legati a brani da pogo continuo ma c’è da dire che anche con questo decimo album in studio i Foo Fighters non tradiscono se stessi e mostrano tutta la voglia di suonare e sperimentare che li ha sempre caratterizzati.

Durante la registrazione del disco, in uno studio ad Encino in California, Dave Grohl dichiarò che il disco suonava dannatamente potente, non solo per la gran quantità di materiale portata dal frontman ma anche per degli eventi paranormali che avvenivano nella sala registrazione. Dave ha appostato una telecamera che riprendesse la sala mentre la band non c’era, non sapremo mai quali misteriosi eventi sono stati ripresi dalla telecamera e nemmeno se questi eventi paranormali abbiano influenzato il suono dell’album.

Tracklist:

Foo Fighters al Rock Werchter 2017
  1. Making a Fire
  2. Shame Shame
  3. Cloudspotter
  4. Waiting on a War
  5. Medicine at Midnight
  6. No Son of Mine
  7. Holding Poison
  8. Chasing Birds
  9. Love Dies Young

Oltre ai membri della band che dal 2005 non subisce variazioni con Dave Grohl (chitarra e voce), Taylor Hawkins (batteria), Nate Mendel (basso), Chris Shifflet (chitarra), Pat Smear (chitarra) e Rami Jaffe (tastiere), nell’album trovano posti anche diversi ospiti.

C’è ad esempio Greg Kurstin che oltre ad essere il produttore dell’album mette lo zampino sugli archi, c’è Omar Hakim alle percussioni, uno che ha suonato più o meno con chiunque, e c’è la giovane Violet Grohl, figlia di Dave, ai cori.