IOSONOUNCANE Barezzi

Barezzi Festival 2021: il bilancio di un incontro tra passato e presente

Finalmente possiamo spuntare dalla lista delle cose che avremmo voluto fare quest’anno una cosa: siamo stati al Barezzi Festival.

La kermesse parmense che abbiamo scoperto pochi anni fa e ammirato dal nostro divano per Gemme, l’edizione del 2020, ce la siamo invece vissuti a pieno lo scorso week end. Pur non potendo assaporare a pieno tutti gli eventi, abbiamo respirato a pieni polmoni e a orecchie aperte il tema dei mondi lontanissimi.

Barezzi festival è diviso un due anime, quella pomeridiana, intima e raccolta intorno ad artisti come Niccolò Carnesi, William Manera, Filippo Destrieri, Radiodervish, Pino Marino e altri. Concerti live che dal giovedì al sabato pomeriggio ci siamo goduti tra le sedute del caffè del teatro o nello strabiliante spazio del Ridotto del Teatro Regio. Concerti amabili, una carezza alla memoria di Franco Battiato unita alla commistione tra la nuova musica e quello che il suo lavoro ha lasciato. Ogni artista, come ci hanno spiegato nelle varie intreviste, ha scelto e rivisitato un disco di Franco Battiato: L’era del Cinghiale Bianco, Cafè de la Paix, Patriots.

Tra le proproste pomeridiane ci ha colpito molto il live di Filippo Destrieri, che ha omaggiato in maniera peculiare il suo amico Franco Battiato. Destrieri ha suonato con Battiato tastiere e synth, e a distanza di tempo ha rimaneggiato le canzoni “prog” dell’esordio: mantenuta la voce originale ha presentato in nuova veste l’abito musicale, muovendosi quasi in trance sui tasti bianchi e neri.

Carmen Consoli Barezzi 2021

La seconda anima del Barezzi festival si è animata nell’imponente e suggestivo spazio del Teatro Regio, tra stucchi dorati e velluto borgogna. Se la prima serata sembrava ben aderire alla location, il venerdì e il sabato son stati uno shock visivo e ambientale, con une sito decisamente cusioso e affascinante.

Giovedì 5 le luci si sono accese su un palco coperto da un velo bianco, un enorme lenzuolo o un velo da sposa. La voce di Carmen Consoli ha scaldato immediatamente tutto il Regio, inconfondibile e graffiante, mentre si accendeva il mare. Dietro ai due atti che hanno composto il concerto, immagini enormi, ipnotiche. L’atto I “il sogno” trasuda la maternità della Consoli in brani di una dolcezza disarmante, una ninna nanna o una canzone dietro cui sono nascosti però più significati suonati con chitarra acustica e accompagnata da una chitarra solista.

IOSONOUNCANE Barezzi

Lo scollamento arriva la seconda serata, con un Iosonouncane capace di reinventare la sua musica e sbalordire i fan. Il Teatro Regio si trasforma in un covo, una tana, una culla in cui l’artista riesce a risvegliare inquietudini, disegnare immagnari, sgretolare l’idea di continuità che ci si era aspetatti. Una serata in cui “Il synth, le percussioni e l’elettronica ti prendono per mano lungamente tra tribalismo e l’epilessia. I suoni variano con precisione maniacale e con istinto animalesco tra ambientazioni desertiche e talora infernali. La ricerca di sonorità della musica etnica è realizzata senza improvvisazione. Nella seconda parte del concerto l’ossessività sfocia nella trance “.

In una sorta di sdoppiamento anche fisico il sabato si chiude con un viaggio in mondi lontanissimi, come promesso. Il palco diventa internazionale non solo per la band iralandese che lo calca, ma anche per lo scontro potente tra quest apossibilità e la location per noi collegata a un genere molto diverso. Gli attesissimi Fontaines DC calcano un metodico post punk che si scontra con la costizione del luogo, ma che rompe gli indugi in più punti. Parliamo sicuramente di un concerto condensato, senza preamboli e senza troppi saluti, ne prima ne dopo, nel dubbio che la band fosse comune calata in un viaggio molto personale. Scaraventando tra le eleganti sedute A Hero’s Death la band di Dublino vomita sul pubblico tutto il repertorio, con foga, senza sapersi e saper contenere l’energia di cui sono capaci. Una performance quasi alienante, un frontman giovanissimo sicuramente corazzato per esibisrsi in fumosi locali pieni di sudore e birra versata.

Fontaines DC Barezzi 2021

Se il live nell’abbondante ora ha ripercorso tutti i brani di Dogrel e A Hero’s Death, ci ha lasciati storditi, sottosopra, sicuramente non pronti alla chiusura di un sipario capace di aprire mille prospettive spaziali e temporali. Felici di essere stati presenti salutiamo un luogo che tornerà ad esseer ciò che ci aspettiamo, sapendo che invece li dentro possono succedere cose dell’altro mondo. Lo leggiamo anche sui volti di chi sta uscendo come noi, e si guarda in giro.