Alda Merinos - La Croce Atroce

Alda Merinos, l’album di elettrofilastrocchequeer de La Croce Atroce

Alda Merinos è il primo album de La Croce Atroce, un progetto atipico nato dall’idea di 3 dj del Toilet di Milano.

Il 19 marzo è uscito l’album Alda Merinos, un album con più di 20 tracce e nessun singolo ad anticiparne l’uscita. Un album che racconta un mondo, che lasciamo però descrivere a loro.

1) Chi è la Croce Atroce? O in senso più ampio, chi c’è dentro la realizzazione di questo album?

Simone Facchinetti aka Croce Atroce, Enrico Bernes aka Erik Deep e Stefano Selmo aka LoZelmo. La Croce è una drag che arriva dalla provincia di Bergamo direttamente a Milano, anzi, Simone arriva da Bergamo e scopre il mondo drag a Milano, Erik e Zelmo sono due DJs che vivono in provincia ma suonano principalmente in città. La Croce e Erik sono sposati, Zelmo è il loro migliore amico nonché socio dell’azienda che sta dietro al marchio Toilet Club. Formalmente siamo questo e tutti e tre abbiamo scritto l’album. Nella pratica siamo tre persone che invecchiano ma si sentono ragazzi, tre cazzari che amano divertirsi, sbevazzare, ridere e vivere la notte. Insieme ci siamo buttati nel progetto Toilet che è diventato quello che è ora, una community vasta e coloratissima di cui non possiamo più fare a meno. Il covid ci ha costretto come tutti in casa e, tra le nostre mura, vuoi il sentirsi repressi e la noia, abbiamo sfornato idee alcune delle quali si sono realizzate, come il disco.

2) Alda Merinos è il nome dell’album, oltre che alla lana è un chiaro riferimento ad Alda Merini. Perché avete deciso di omaggiarla? E cosa collega l’album alla poetessa?

La forma delle canzoni presenti nel disco, inizialmente era vicina alla forma della poesia. Certo, una poesia lontanissima da quelle della Merini, ma comunque ben lontana dall’avere la struttura e la metrica della forma della canzone. Nel mondo drag, per denominare una artista, si usa spesso il prendere il nome di un personaggio celebre e storpiarlo, ovviamente non per denigrarlo, bensì per rendergli omaggio. Abbiamo deciso di intitolare il disco Alda Merinos non per rendere un omaggio esplicito ad Alda, figura che comunque riteniamo epocale e iconica, bensì per unire il mondo della parola a quello del drag, arte che si regge principalmente su un immaginario visivo.

3) L’idea del disco è nata pochissimo tempo fa, come siete arrivati da un’idea improvvisa alla realizzazione di ben 23 tracce?

Non ne abbiamo idea, probabilmente avevamo e abbiamo tante cose da dire. Come tutto il resto del mondo, anche noi viviamo le nostre giornate principalmente a casa, in attesa che il lavoro riparta. Ci piace cazzeggiare, ma viviamo per la musica e ci manca tanto la dimensione del clubbing e della nightlife. Chiacchierando davanti a un bicchiere di vino, abbiamo iniziato a parlare di quanto fosse bello poter fare della musica, scriverla e suonarla noi, e quindi perché non provarci? Da cosa nasce cosa, i giorni passano e, bicchiere di vino dopo bicchiere di vino, sono nate le 23 tracce così, nel giro di pochissime settimane.

4) Nel disco affrontate tematiche legate al mondo LGBTQI+, e in un certo senso dichiarate che è un album pensato per un certo tipo di pubblico. Cosa può dare il vostro album a chi lo ascolta, facente o meno parte del mondo LGBTQI+?

Innanzitutto le canzoni vogliono raccontarci, raccontare noi e la nostra realtà stretta, quella del nostro quotidiano ma anche del drag, della nightlife, di come la pensiamo su certi argomenti e descrivere qualche nostro riferimento. Ci piacerebbe che questo tipo di Pop, ovvero il Pop di chi non sa cantare e di chi ha pochi strumenti per suonare (l’album l’abbiamo realizzato in casa con un microfono da 30 euro e suonandolo con Garage Band), possa essere un esempio per chi “vorrebbe ma crede di non poter” fare musica: si può e, potendo, si deve. Ci piacerebbe che queste canzoni colmassero quella poca rappresentanza che la comunità arcobaleno ha nel mondo della musica. Ripeto, esiste, ma non è così diffusa e nemmeno troppo esplicita. Non dobbiamo aver paura di esporci e di parlare delle nostre cose. Siamo stati troppo chiusi in casa, ci mancano spazi e contesti, abbiamo bisogno di esprimerci: la musica può davvero essere un bel canale.

5) Il Toilet è un club di Milano, città comunque cosmopolita, ma spesso la Croce si trova anche a Bergamo, molto più provinciale, com’è l’approccio di questa città al mondo queer?

Amo Bergamo e come è cambiata nel tempo. Ho sempre frequentato e vissuto Bergamo in modo assiduo fino alla fine della prima decade del 2000, poi il cuore mi ha portato più su Milano. Da qualche anno a questa parte ho ritrovato Bergamo, l’ho davvero riscoperta e, con grande sorpresa, ho capito che è una città molto più avanti di quello che pensassi. Ci sono realtà, come ad esempio Edoné o Orlando, che lavorano tantissimo sull’inclusività a 360 gradi, creando occasioni dove chiunque può trovare spazio. Amo la cosa che queste realtà siano principalmente organizzate e portate avanti da persone under 30, cosa fondamentale, perché noi siamo noi over 40 a dover dire ai più giovani come gira il mondo, anzi, per quanto mi riguarda è il contrario. Bergamo ha un aeroporto che ha portato mezzo mondo in città, rendendola internazionale e, benché per qualcuno questo aeroporto sia fastidioso, ha di fatto cambiato il territorio. Insomma tutto questo ha reso la rainbow community di Bergamo più consapevole e sicura di sé e questa cosa davvero mi esalta.

6) Le canzoni dell’album sono delle filastrocche elettriche, parlato su basi elettroniche potremmo dire, musicalmente cosa vi muove? Quali sono le ispirazioni musicali, anche di atmosfere che volete creare, che hanno portato alle musiche di Alda Merinos? 

Erik e Zelmo, che hanno fatto le musiche di Alda, sono DJs da tempi immemori. La loro cultura musicale va al di là di qualsiasi immaginario, così come i loro riferimenti. Le canzoni dell’album sono nate dai testi che ho scritto a briglia sciolta, testi che sono serviti da riferimento per scegliere il mood musicale che meglio potesse accompagnarli. L’album presenta un’accozzaglia di generi e situazioni musicali che, nella loro eterogeneità, secondo noi funzionano. Quindi c’è il Pop, la Dance, il Dub e il Trip hop. Fondamentalmente ne fanno da padrone gli anni 90, perché la nostra consapevolezza musicale è nata in quegli anni. La nostra missione è comunque fare musica Dance, tant’è che in futuro rilasceremo dei remix con i quali altri nostri amici autori e DJs reinterpreteranno le canzoni di Alda. Siamo felicissimi!

Il disco si può ascoltare qui: http://spoti.fi/2NwUY0T