Grande teoria cosmica sull’origine dei Ponzio Pilates

Hey tu che sei in fondo al bar e giochi con i miracle blade, sappi che queso panno non è abbastanza umido.

Ora, se queste parole per voi non hanno un minimo di senso, non conoscete ancora il soggetto di questo sproloquio. Per chi invece (vi vedo) sta già sogghignando, si, stiamo per raccontarvi dei Ponzio Pilates.

Ho sempre invidiato la gente che nasce o cresce in una zona di mare. Ritengo che abbia, normalmente, una visione del mondo più aperta, ariosa, come la brezza salina. Che poi in Romagna non è che ci sia sta tramontana, però il piatto mare di quel lembo di terra conosciuto per cordialità e mondanità dona anche altro. I romagnoli ci credono. Vi dice qualcosa il fatto che siano convinti surfisti? Tecnicamente è abbastanza chiaro che non ci siano queste grandi onde da solcare, ma loro no, indefessi si lanciano e guai a chi gli dice che non si può. Insomma, sono presi bene e convinti che “impossible is nothing”. Questo è il primo indizio per capire perché, già dal primo ascolto i Ponzio Pilates sono entrati a gamba tesa nella mia personale playlist.

I Ponzio Pilates sfidano ogni legge della fisica, un po’ come il calabrone che non può volare ma se ne frega. Due di loro si incontrano per primi: Ponzio e Pedu, si guardano e pensano “Perchè no?“. Non ricevono risposta negativa da nessuno e da li pian piano raggruppano sempre più elementi fino a diventare una vera e propria band. Che poi, le band i solito provano. Loro no. Decidono di esibirsi in piazza con il loro primo live in completa libertà, senza decidere nulla in precedenza. È così che nel 2015 il mondo inizia a sentire parlare di loro. In un gesto di estrema generosità i Ponzi, ormai in formazione allargata grazie a Scopoladroga, Lady Violence, Ginardo e Rabido, si aprono al mondo e regalano live a destra e a manca. Queste gesta per ora, ad esclusione di pochi fortunati che erano presenti al leggendario evento, sono irrecuperabili: la leggenda potrebbe anche essere supportata dal loro primo album Live at Kennedy, peccato che sia ormai irrintracciabile. Solo una persona ci ha confermato di averlo comprato, ma in maniera molto evasiva ha eluso ogni domanda in merito al luogo dove tale reperto custodisce. Gelosamente.

La loro carriera continua, la loro capacità di improvvisare anche, e durante il nuovo giro di live viene registrato un nuovo album. A questo punto va detto qualcosa di più. I Ponzio Pilates sono belli, molto belli. Di quella bellezza per la quale vedi un cucciolo spelacchiato e dici “Che carino”. I Ponzio Pilates sono belli strani. Molto probabilmente la brezza marina romagnola ha posato su di loro effluvi stilistici e culturali raccolti in ogni parte del mondo; oppure c’è una seconda ipotesi, ovvero che siano loro ad essere andati in giro per il mondo solcando i mari ed acquisendo così quell’aria da marinai eccentrici e fuori dagli schemi. Quale che sia la verità, tanto nella loro musica quanto nel loro stile estetico c’è una commistione di elementi che spazia dalla tuta di acetato domestica alle vestigia di lontane tribù tribali, per arrivare ai gonnellini di Honolulu. Viaggio verso Abiduga, così come il seguente l’album, Abiduga, riportano lo stesso spettro ampio e variegato. La cover pseudo punk In fondo al bar è probabilmente stata creata dopo una nottata di sbronze sul fondale marino con la Sirenetta e Sebastian, mentre Queso Panno deriva probabilmente da una lamentela durante le pulizie del galeone. Che questa ciurma dei Ponzio Pilates sia stata in grado di andare oltre i confini della terra viene confermato dalla presenza di linguaggi alieni presenti in Nigolas e Ascinduga Beredé.

Ora, la mia teoria è che nel loro peregrinare tra mari e cielo e terra, un po’ come gli ormai scomparsi menestrelli, i Ponzio Pilates facciano non concerti, ma racconti articolati di cosa hanno visto nel mondo. Capaci o non capaci di decodificare queste narrazioni, noi banali terrestri che facciamo pogo sottopalco riusciamo a percepire la grandezza di questi eventi. Ecco perché non riusciamo a stare fermi, e balliamo e ci divertiamo e cantiamo canzoni che non sappiamo e poi chiediamo bis e tris, e anche il dolce. Se questa articolata teoria, che potete inserire tra articoli sulle scie chimiche e la terra piatta, non vi ha convinto consiglio vivamente di cercare un loro live. Se ve li siete persi ad Hotel Olympo @Mikasa, il tour terminerà tra un pochino: l’ultima data è per il 9 dicembre all’Area Sismica di Forlì. Così, giusto per saperlo.